Dal 2008 a oggi - complice la crisi economico-finanziaria che ha provocato una drammatica riduzione dell’erogazione del credito - l’attenzione verso la gestione del capitale circolante e dei flussi finanziari nelle supply chain è aumentata in maniera esponenziale. Al tempo stesso, i tempi di pagamento in Italia sono progressivamente aumentati, con il conseguente impatto sulla necessità di circolante e sulla stabilità delle filiere del nostro Paese. In questo contesto, si fanno strada le soluzioni di supply chain finance, un insieme di modelli innovativi che consentono di far leva sull’esistenza di specifiche relazioni di supply chain per controllare e ottimizzare il capitale circolante. Whirlpool Europe ha adottato, ad esempio, una soluzione di reverse factoring digitalizzato, basato su una piattaforma attraverso cui i fornitori selezionati possono cedere le fatture “approvate" per ottenere pagamenti anticipati. Ferrara Food ha ridotto gli squilibri di circolante operativo netto attraverso una camera di compensazione. Rhiag ha avviato un progetto di vendor managed inventory per alcune linee di prodotto con 110 dei principali clienti. Sono alcuni esempi di soluzioni di supply chain finance, affrontati nella prima Ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net)*, presentata nel corso del convegno “Supply Chain Finance: nuove opportunità di collaborazione nella filiera" svoltosi all'Auditorium di Palazzo Lombardia.
Situazione a rischio collasso
In Italia, dal 2008 a oggi, si è assistito a una restrizione nei criteri di concessione del credito e un peggioramento nei rating finanziari delle imprese, con le sofferenze dei crediti alle imprese salite dal 3% del 2008 al 12% nel 20131. L’erogazione di credito si è drammaticamente ridotta e nel 2013 ha mostrato un'ulteriore contrazione del 6% su base annua. Sono cresciuti i tassi di interesse, attualmente circa 1,5 punti percentuali superiori a Germania e Francia, circa un punto più della media euro. Si sono allungati i tempi di pagamento, sia da parte della PA che nel settore privato. Il “cash-to-cash-cycle" negli ultimi nove anni è salito con un tasso di crescita medio annuo del 20%, passando da 6,2 giorni medi nel 2003 a 31,4 giorni nel 2012. Ed è cresciuto il fabbisogno finanziario per sostenere il capitale circolante, in un circolo vizioso in cui il ritardo nei pagamenti di un cliente si riverbera lunga la catena dei fornitori. Così la debolezza di un attore della filiera diventa fonte di rischio anche per tutti gli altri, comprese le imprese più robuste. In questo scenario, oggi è necessario identificare soluzioni innovative che permettano di gestire in modo congiunto e strutturato gli aspetti finanziari e quelli di supply chain.
I vantaggi di una collaborazione
Il supply chain finance consente di agevolare l’accesso al credito, migliorando le condizioni finanziare e consentendo di estenderlo anche a soggetti più deboli della filiera. Garantisce un minore costo del credito, perché l’accesso a un maggior numero di informazioni di qualità contribuisce a calcolare con maggiore affidabilità i rating di rischio e ridurre i costi operativi con cui si valutano le operazioni di finanziamento. Permette una riduzione del fabbisogno complessivo, grazie a una gestione collaborativa che riduce il capitale circolante o lo redistribuisce in modo ottimale in base alle capacità finanziarie dei diversi attori della filiera. “Il supply chain finance costituisce una possibile risposta alle difficoltà del contesto attuale e alle grandi sfide per il prossimo futuro, aprendo nuove opportunità per tutti gli attori coinvolti – afferma Alessandro Perego, co-responsabile scientifico dell'Osservatorio Supply Chain Finance - Gli istituti finanziari possono assumere un ruolo di leadership nel rilancio economico del Paese, diventando veri e propri partner di filiera".
Benefici reali
I principali
benefici del supply chain finance sono di diverso tipo: finanziari, legati alla riduzione del capitale circolante operativo
netto, grazie alla riduzione di scorte e crediti commerciali e all’aumento dei
debiti commerciali; economici, per
il miglioramento dell’utile, grazie a minori oneri finanziari e sconti sui
costi di acquisto per beni e servizi:
strategici, di sostegno a partner di filiera riequilibrando le disponibilità
economico-finanziare nella supply chain, per ridurre il rischio di fallimento
di attori critici e/o strategici virtuosi ma finanziariamente deboli; di efficienza nei processi sia lungo la
filiera, sia nei rapporti con gli attori finanziari, per l'alta
informatizzazione spesso indispensabile per applicare i più innovativi ed
efficaci strumenti di supply chain finance; di sviluppo di nuove opportunità di business per chi opera nel settore
finanziario, in quanto è possibile erogare finanziamenti riducendo e
controllando con maggiore consapevolezza il rischio connesso a questi crediti.
Varie categorie di supply chain finance
Sono tre le categorie di soluzioni di supply chain
finance, in base alle loro caratteristiche distintive: quelle “tradizionali" di finanziamento del
capitale circolante, quelle “innovative"
e quelle di collaborazione tra partner
di filiera, finalizzate all’ottimizzazione del capitale circolante immobilizzato
nelle scorte. Le tecnologie ICT sono
spesso un fattore abilitante, perché consentono di gestire operativamente
una grande mole di informazioni. La digitalizzazione dei processi di business,
interni e di supporto alle relazioni permette di erogare con maggior efficienza
modelli tradizionali di finanziamento e può abilitare forme di accesso al
credito innovative. Nelle soluzioni tradizionali le piattaforme informatiche di
integrazione e comunicazione dei dati aumentano il controllo e rendono più
efficienti i processi transazionali, riducendo i costi. E la tecnologia diventa
un fattore abilitante delle soluzioni innovative e di collaborazione, senza cui
non si potrebbero gestire processi complessi in tempo reale.
Soluzioni
tradizionali di finanziamento del capitale circolante
La gran parte delle soluzioni tradizionali di finanziamento è ampiamente
disponibile da anni, ma spesso poco diffusa. Nate per offrire alla singola
impresa strumenti per accedere al capitale di breve periodo, tramite l’approccio
del supply chain finance possono essere applicate con un approccio innovativo
orientato alla sostenibilità dell’intera filiera. I tre strumenti più
rappresentativi sono:
Anticipo fattura – un fornitore
presenta a un istituto finanziario una fattura emessa non matura, perché ne
converta una parte in liquidità. Strumento tra i più diffusi, è difficile da
ottenere e piuttosto costoso. Comporta anticipi mediamente dell’80% del valore
nominale della fattura e un tasso di interesse tra il 5% e il 10% annuo.
Factoring
– un fornitore stipula un contratto
con un istituto finanziario per farsi anticipare una serie di fatture.
L'istituto può assumersi o meno il rischio del mancato pagamento da parte del
cliente in cambio dell’anticipo di una parte o dell’intero valore nominale del
credito.
Reverse
Factoring – il cliente stipula un accordo
quadro con una società di factoring, facendo anticipare presso i propri
fornitori fatture approvate, aumentando allo stesso tempo i propri tempi di
pagamento. I fornitori hanno quindi la possibilità di anticipare le fatture ad
un costo del debito mediato tra il loro e quello del cliente.
Soluzioni
innovative di finanziamento del capitale circolante
I modelli innovativi di
finanziamento sono ancora poco presenti sul mercato italiano, mentre all'estero
spicca il dinamismo del mondo anglosassone, in particolare del Regno Unito.
Questi strumenti richiedono generalmente un elevato grado di digitalizzazione.
Rientrano all’interno di questa classe quattro strumenti principali:
Dynamic Discounting – attraverso una
piattaforma IT, il cliente propone al fornitore un pagamento anticipato in
cambio di uno sconto sul valore nominale della fattura proporzionale ai giorni
di anticipo: è massimo nel caso di pagamento pronta cassa e diminuisce linearmente
ogni giorno.
Reverse
Factoring Evoluto – simile al
Reverse Factoring, sfrutta la fatturazione elettronica e le piattaforme cloud
per anticipare le fatture in modo flessibile, riducendo il rischio ed il costo
dell'operazione grazie ad una maggiore condivisione di informazioni tra le
imprese coinvolte e l'istituto finanziario.
Camera
di Compensazione – un'evoluzione
ed estensione del Reverse Factoring, con cui un attore terzo (tipicamente un
istituto finanziario) sfrutta la visibilità su uno o più rami di una filiera
per raccogliere informazioni sulle transazioni commerciali di un insieme di
imprese, per permettere il finanziamento dei flussi finanziari di cui è
garante.
Anticipo
Fattura Extrabancario – un modello
alternativo di anticipo fattura, in cui un fornitore richiede un anticipo su
una fattura emessa e approvata. L'anticipo è fornito da una terza parte
(imprese, banche, PA, privati) con disponibilità di capitali. Nelle
applicazioni di tale modello, le fatture vengono caricate su una piattaforma cloud (un “marketplace" di fatture
commerciali) per una vera e propria asta tra gli acquirenti.
Soluzioni
di collaborazione tra partner di filiera
Le soluzioni di gestione
collaborativa delle supply chain prevedono modelli esistenti da anni, che oggi
possono essere riletti in prospettiva finanziaria. Alcune richiedono un livello
di digitalizzazione dei processi elevato, mentre altre più tradizionali possono
oggi essere reinterpretate ricorrendo alle tecnologie digitali. Tra i modelli
più rappresentativi di questa classe:
Vendor
Managed Inventory (VMI) – un fornitore
monitora il livello di scorte dei propri prodotti presso uno o più clienti per
definire autonomamente, secondo vincoli contrattuali predefiniti, i volumi con
cui rifornirne i magazzini. Consente al fornitore di ridurre le proprie scorte
del 25-30% e quindi il capitale circolante operativo netto di circa il 18%-22%,
di ridurre il rischio di stock-out presso i clienti e di limitare gli acquisti
speculativi. Inoltre riduce i costi di trasporto, potendo saturare meglio i
mezzi.
Consignment Stock – il fornitore
mette a disposizione del cliente la propria merce presso i magazzini di
quest'ultimo, mantenendone la proprietà finché non viene prelevata. Riduce i
costi di trasporto e aumenta i ricavi grazie alla riduzione delle mancate
vendite. In ottica di maggiore sostenibilità di filiera, un grande fornitore può
decidere di “ritardare" la vendita della merce per sostenere i suoi piccoli
distributori, mantenendo la proprietà della merce fino alla vendita.
Collaborative Planning, Forecasting and
Replenishment (CPFR) – cliente e fornitore pianificano congiuntamente su un
orizzonte di medio/lungo termine per evitare previsioni inaccurate e
rifornimenti indipendenti, attraverso piattaforme tecnologiche avanzate. Così
si riducono gli errori di previsione e il capitale circolante operativo netto
all’interno della filiera e quindi il fabbisogno di liquidità.