E' stata prorogata la scadenza per la trasmissione al ministero del Lavoro del rapporto biennale sulla parità di genere: di norma le imprese devono inviare il documento sulla situazione del personale maschile e femminile entro il 30 aprile, ma quest’anno il termine era stato fissato inizialmente al 15 luglio e poi posticipato al 20 settembre. Lo slittamento sè stato deciso al fine di concedere più tempo per adeguarsi alle novità introdotte con il decreto interministeriale del 3 giugno 2024.
Il documento da trasmettere è il “Rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile da parte delle aziende pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti” previsto dal codice delle pari opportunità, fino allo scorso biennio obbligatorio solo per le imprese con più di 100 dipendenti, ora invece anche per quelle con almeno 50 dipendenti. La modifica è stata prevista dall’articolo 3 della legge 275 del 2021, intervenuta sull’articolo 46 del Codice delle Pari Opportunità (dlgs 198/2006). E ch erecita così: "Le aziende pubbliche e private che occupano oltre cinquanta dipendenti sono tenute a redigere un rapporto ogni due anni sulla situazione del personale maschile e femminile in ognuna delle professioni ed in relazione allo stato di assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli, dei passaggi di categoria o di qualifica, di altri fenomeni di mobilità, dell’intervento della Cassa integrazione guadagni, dei licenziamenti, dei prepensionamenti e pensionamenti, della retribuzione effettivamente corrisposta".
L’applicativo è online nella sezione dedicata ai servizi del portale del ministero del Lavoro (servizi.lavoro.gov.it), dove si trova pure il nuovo modello telematico per le aziende pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti. Le imprese devono compilare il rapporto in modalità esclusivamente telematica, compilando il modello precompi lato. In caso di mancata trasmissione del rapporto entro 60 giorni dalla scadenza, scatta una sanzione amministrativa da 103 a euro 516 euro. Trascorsi 12 mesi, c’è anche la sospensione per un anno degli eventuali benefici contributivi in godimento dell’azienda. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) verifica il contenuto dei rapporti e, in caso di incongruità o inadempienze, segnalano le aziende interessate che rischiano multe che possono arrivare fino a 5mila euro.