07/07/2015

Portualità e logistica, i contenuti del piano di Delrio

Il consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il piano strategico nazionale della portualità e della logistica, da adottarsi con decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Ora la parola passa alle Camere. L’obiettivo del piano è di integrare la rete logistica italiana connettendo i porti con i sistemi di trasporto ferroviario, stradale, con le piattaforme logistiche (interporti) e con i distretti industriali e intervenendo su ritardi, disorganizzazioni e inefficienze dell’organizzazione attuale. La riforma viene individuata come una urgenza dalle indicazioni della Commissione europea e dal decreto Sblocca Italia. 

Secondo quanto descritto dal ministro Delio (si deva anche la presentazione allegata) il "sistema mare" riveste un ruolo rilevante per l’economia e i sistemi industriali italiani. Il 20% del traffico marittimo mondiale, merci e passeggeri, passa per il Mediterraneo. In Italia sono circa un milione gli addetti impiegati e oltre 160.000 le imprese del cluster logistico (la cui incidenza sul Pil è del 14%) e portuale (incide per 2,6%). L’interscambio commerciale marittimo vale 220 miliardi, mentre ammonta a 400 miliardi di euro l’export italiano nel 2014. Per ogni euro di scambi commerciali che coinvolgono l’Italia, 40 centesimi arrivano in Italia dal mondo via mare, 30 centesimi partono via mare dall’Italia. Riguardo i volumi di merci, viaggiano via mare circa il 48% delle merci italiane dirette all’estero (e il 75% dell'export verso i Paesi del Mediterraneo) e Il 67,7% delle merci importate. Negli ultimi anni in alcuni settori si è registrato un rallentamento complessivo dei traffici italiani. Dal 2005 al 2014: -6,5% circa di traffico merci e -7% circa di traffico passeggeri, solamente le crociere crescono del 10% circa l’anno. Nel frattempo nel Mediterraneo triplica il traffico container nei primi 30 porti, triplicano i passaggi Nord-Sud attraverso il canale di Suez e il raddoppio del canale permetterà un ulteriore aumento dei traffici. L’Italia invece ha continuato a perdere posizioni, restando dietro a Olanda, Germania, Francia e Marocco. 

Le criticità del nostro sistema sono da imputarsi a crisi, governance, burocrazia e infrastrutture. Oltre alla crisi economica globale, da noi si scontano infatti deficit strutturali. La governance dei porti è complessa e con scarso coordinamento nazionale. Sono presenti 24 Autorità portuali (delle quali, secondo la classificazione europea, 14 sono porti core, 9 sono porti comprehensive, una non è classificata). Ci sono 336 membri complessivi nei comitati portuali. Si contano in ogni porto 113 provvedimenti amministrativi all’import/export gestititi da 23 soggetti pubblici responsabili dei controlli. E’ scarsa anche la qualità delle infrastrutture portuali: l’Italia è al 55° posto mondiale per tale aspetto dopo Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Marocco e Croazia. E’ scarso il coordinamento degli investimenti: ognuna delle 24 Autorità portuali decide in autonomia le priorità di investimento infrastrutturale nei porti, al di fuori di un piano nazionale e strategico, con una dispersione di risorse e di efficacia complessiva. Vi è quindi un'inefficienza diffusa dovuta a numerose pratiche burocratiche complicate e lente, sia per gli investimenti, sia per le operazioni di import ed export. Ecco quanto tempo ci vuole a uno smartphone che dall’Asia deve arrivare nella Ue attraverso l’Italia: dopo 17 giorni di navigazione può impiegare fino a 13 giorni in più di sosta nel porto per procedimenti amministrativi in import, controlli sulla merce, scarso coordinamento fra amministrazioni, inaffidabilità delle procedure. I tempi sono sempre (troppo) incerti. 

Guardando al 2020 i traffici marittimi di merci e passeggeri possono crescere, premiando le risorse turistiche del Paese e l’eccellenza del made in Italy, nonché valorizzando tutti i settori della blue economy, dal commercio alla cantieristica al turismo. Per le crociere si può raggiungere un più 23% secondo i valori stimati rispetto al 2014 (minimo e massimo), per le merci più 12-22% rispetto ai valori stimati per il 2015. L’Italia riparte dal "sistema mare" e dai porti e il piano strategico nazionale della logistica e della portualità va ad attuare quanto previsto dal decreto Sblocca Italia del 2014 che prevede, per la prima volta da oltre vent’anni, una riforma complessiva dell’intero sistema mare, anche mediante il riassetto e l'accorpamento delle Autorità portuali esistenti. 

Il piano è organizzato per 10 obiettivi e 10 azioni: 
Semplificazione e snellimento: misure per la velocizzazione delle procedure. 
Competitività: concorrenza, trasparenza e migliore qualità dei servizi. 
Accessibilità: migliori collegamenti dei trasporti marittimi e terrestri. 
Integrazione logistica e imprese: integrazione del sistema logistico e delle attività manifatturiere del territorio. 
Infrastrutture: potenziamento di quelle portuali e dei collegamenti terrestri. 
Innovazione: misure per la ricerca, la formazione, lo sviluppo e l’innovazione tecnologica. 
Sostenibilità: misure per l’efficienza energetica e l’ambiente. 
Certezza delle risorse: misure per la gestione e la programmabilità degli investimenti nei porti a lungo termine. 
Coordinamento nazionale: coordinamento e promozione centrale. 
Nuova governance: adeguare la governance al nuovo ruolo della portualità italiana. 

Per approfondire questi 10 punti, si vedano anche le slide allegate.


File allegati

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