01/07/2008

La clausola di adeguamento del gasolio provoca già polemiche

Un altro pasticcio all’italiana? E’ ancora presto per dirlo, ma le prime reazioni alla novità della clausola di adeguamento dei contratti al costo del gasolio nel settore dell’autotrasporto trovano più critici che fautori. Il problema fondamentale sta nella complessità del meccanismo, che porterà di nuovo a possibili contrasti fra le parti, cioè autotrasportatori e committenza. Perché? Lo spieghiamo brevemente. Con l’applicazione del decreto legislativo 285/2005 di fatto si sono venuti a creare il contratto di trasporto scritto e il contratto verbale. Nel caso di quest’ultimo entra ora in vigore nello stesso un prezzo base del gasolio; in presenza di scostamenti superiori del 2% c’è l’obbligo di aggiornamento del relativo importo da pagare. Se invece il contratto è verbale il corrispettivo è composto da due parti, una riguardante la globalità dei costi di esercizio di un’azienda di autotrasporto e l’altra la voce carburante. Entrambe devono essere però congrue a dei valori calcolati dall’Osservatorio della Consulta dell’Autotrasporto. Poiché quest’ultimo non ha mai prodotto alcuno studio in materia si è prevista una clausola di adeguamento automatico dei corrispettivi di trasporto basato su un indice, che è pari al 30% della variazione percentuale del prezzo del gasolio rilevata dal Ministero dello Sviluppo Economico. Siamo di nuovo nelle mani dei ragionieri e degli avvocati, come accadeva con le tariffe obbligatorie? Si ha proprio l’impressione di sì. E quest’aspetto provoca reazioni contrastanti nel comparto.(1/7/2008)
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