16/05/2012

“Il deficit culturale nella logistica non ha risposto all’inventiva delle imprese nazionali”, parola di Carlo Mearelli

Pubblichiamo il testo integrale del discorso tenuto dal presidente di Assologistica e presidente uscente di IFWLA pronunciato in apertura dei lavori dell'annuale convention dell'International Federation of Warehousing and Logistics Association, in corso in questi giorni presso il Palazzo dei Congressi di Roma.
“E’ con estremo onore che mi accingo ad aprire i lavori di questa conferenza annuale della nostra Federazione in una cornice, quale quella di Roma, che accoglie in un momento complesso dell’economia internazionale, uno dei pilastri industriali fondamentali per lo scambio delle merci: la logistica. Oggi il nostro Paese riceve gli onori dei delegati internazionali che hanno voluto scegliere l’Italia quale loro rappresentante per il 2011 ed il 2012, interpretando una data importante per la nostra storia, la ricorrenza dei 150 anni della sua unità. Sono vicino e grato al Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, che non ha fatto mancare il suo appoggio a questa iniziativa, volendola sostenere con il suo alto patronato. Grazie Presidente. Voglio anche sottolineare lo sforzo avviato dal precedente governo, nel porre la logistica tra i punti di programma della sua dell’agenda, oggi riconfermato di interesse prioritario da parte del vice ministro alle Infrastrutture. Voglio qui ringraziare il presidente della consulta nazionale per la logistica l’onorevole ed amico Bartolomeo Giachino, per lo sforzo che ha posto, su un tema strategico del nostro Paese. Grazie Mino per quanto hai fatto e mi auguro per quanto vorrai ancora fare, per far emergere anche in Italia la cultura di sistema dell’impresa logistica, quale elemento strategico per la crescita e la competitività delle nostre imprese. Voglio tra l’altro rimarcare che ancora oggi il presidente Hiachino è particolarmente attivo nel promuovere alcuni punti del piano che facciamo nostri in termini di impegno e di sostegno. Viviamo oggi, il privilegio della presenza di un consesso internazionale che accompagnera’ questa tre giorni di intensi lavori scientifici che hanno trovato il coordinamento tecnico del professor Francesco Filippi, che voglio ringraziare pubblicamente per il suo fattivo contributo nella realizzazione di un programma di studi di elevatissimo profilo e di grande attualita’ industriale. Grazie professor filippi per il suo contributo. Roma sara’ per tre giorni capitale della logistica internazionale, un evento, oserei dire storico per Roma e per il nostro Paese. Ci misureremo sullo stato dell’arte di questa scienza, magari cominciando a interpretare questo termine che omnicomprende molte attivita’ che generano la movimentazione delle merci nelle nostre imprese e nelle nostre famiglie in ogni angolo del pianeta. In molti, anche coloro che legiferano sul nostro settore, necessitano di un supporto per la reale conoscenza di una scienza complessa e vitale per il progresso della nostra economia. Troppo spesso confondiamo trasporto e logistica, quasi come un atto di sudditanza psicologica verso una parte importante del settore, quasi sempre elevato a deus ex machina del sistema: il trasporto su gomma. La genesi dei mali in Italia del settore risiedono in massima parte da questo fraintendimento. Voglio cogliere l’occasione, vista la presenza di molti attori del sistema logistico del Paese, per invitare a una seria riflessione sul modello dimensionale, da sempre preso come esempio “del piccolo e’ bello", soprattutto nel sistema dell’autotrasporto, che molti problemi ha creato nel passato e tutt’ora ne crea. I risultati di questa politica cieca sono sotto i nostri occhi. Dobbiamo fare un salto di qualita’ e dire basta con le piccole imprese, aiutandole a consorziarsi, a fondersi prima che i sistemi europei lo facciano per loro conto, magari in maniera traumatica. Questa e’ una responsabilita’ tutta politica del passato, in capo a qualche “illusionista dei trasporti " che fa il male del Paese e delle imprese. La logistica, le sue articolazioni industriali, i suoi diversi attori, hanno bisogno di un sistema di regole che ne armonizzino le attivita’, che le rendano sincrone con le necessita’ del Paese inserito in un contesto non autoreferenziante, ma dialogante e partecipativo con i cugini europei e con i Paesi di ogni parte del mondo. L’italia e’ un grande Paese esportatore e consumatore, i suoi prodotti, apprezzati in ogni parte del mondo debbono essere accompagnati da un sistema di trasferimento e di gestione che ne esalti le intrinseche caratteristiche di elevati standards produttivi e creativi. La logistica deve essere parte di questo sistema produttivo e in questa logica dobbiamo collaborare con le nostre industrie, garantendo qualita’ al prodotto finale. I nostri maestri di impresa nel fashion, nella meccanica di precisione, nell’alimentare vivono quotidianamente il confronto con altri mercati e si battono per prevalere. Lo fanno nel loro noto, in quello che sanno fare e bene. La logistica non ha mai a pieno accompagnato questo grande risultato, il deficit culturale in questo settore non ha risposto all’inventiva delle imprese nazionali. Dobbiamo dircelo con franchezza. Schiavi di un sistema binario, pressoche’ a senso unico, abbiamo alimentato i traffici presso altri Paesi, che anche attraverso i nostri volumi hanno costruito sistemi logistici evoluti, in grado di rendere al mercato prodotti sdoganati in meno di un’ora. E’ il caso del porto di Rotterdam, ma anche quello dell’aeroporto di Amsterdam. Impariamo questa lezione che ci viene non solo dall’Europa. Il mercato vuole questo e cerca chi e’ in grado di offrirglelo. E’ inutile continuare a recitare la litania delle infrastrutture, se prima non risolviamo il dilemma dei controlli doganali ancora fermi all’era del baratto. Lo dobbiamo dire con forza, manca una sana autocritica nel sistema pubblico e una vera volontà di mettersi in gioco dalla stessa parte dell’economia reale del paese. Non e’ un’accusa demagogica, ma un invito fermo alle istituzioni. Basta vedere il numero di addetti della polizia finanziaria nei nostri porti e negli aeroporti, e’ un numero sconcertante. Per non parlare dell’apertura degli uffici doganali, fermi mentalmente ad un’epoca superata per volumi e modalita’ di esercizio. Il mondo dell’economia globale si muove 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, festa del 1° maggio compresa. Cominciamo da queste cose ed il Paese ne giovera’. Diciamo basta ad autorita’ portuali, porti ed aeroporti inutili e costosi per le tasche del Paese, dobbiamo dire basta a scelte politiche del passato che continuano a gravare come macigni sui nostri conti pubblici, dobbiamo dire basta ad una economia parassitaria che sostiene tesi, che il mercato nei fatti boccia. Voglio fornirvi un solo dato eclatante: l’Italia scambia nel settore aereo, merci per circa 2 milioni di tonnellate ad elevatissimo valore aggiunto. Queste merci rappresentano solo il 3% dei volumi complessivamente trattati dalle varie forme di trasporto. Questo numero subisce una trasformazione valoriale pari al 30% degli scambi economici del Paese e solo il 40% viene gestito dal nostro sistema aeroportuale, al resto pensano i Paesi del nord Europa che incassano noli aerei e quote di ristorno tributarie. Pensiamo di affrontare questo tema seriamente, magari chiarendo una volta per tutte quali sono i gate di ingresso del nostro Paese, o vogliamo continuare con la liturgia di accondiscendere a potentati ingordi che si sono sostituiti allo stato nella gestione di monopoli infrastrutturali del nostro Paese, o magari a pifferai magici che inneggiano ad aeroporti hub virtuali? Signori della politica, a questo vogliamo avere risposta ed e’ su questo che vi misureremo nei prossimi mesi. Abbiamo una quantita’ di porti e aeroporti inutili, ma non abbiamo il coraggio di scegliere quelli su cui puntare realmente. Lasciamo una partita strategica del Paese nelle mani comuni, province, regioni, che altro non fanno che richiederne degli altri. Questo non e’ il loro ruolo. Bisogna saper dire basta. Il disegno strategico della logistica spetta al Paese. L’italia ha bisogno di un rinnovamento radicale della classe dirigente, ne ha diritto, e per nostro conto saremo ben attenti a questi processi. Abbiamo potuto assaporare i danni delle non scelte di certo modo di fare politica, che attraversa come una larva l’intero arco istituzionale. Ai decisori delle segrete stanze diciamo di fare attenzione perche’ il Paese e’ maturo per scelte che lo liberino dai mille lacci e ricatti. Quel paese che, sottoposto ad attacchi speculativi di quella finanza oscura ed autoreferenziante, ha saputo trovare forza per rispondere colpo su colpo al tentativo di sottomettere l’Italia ad un giudizio che non merita per storia e per valenza industriale ovunque riconosciuta. Il paese, quello vero, ha risposto con sacrifici che hanno prodotto il risultato agli occhi della comunita’ internazionale, che plaude alla capacita’ degli italiani. Questo raccolgo nei miei viaggi all’estero e parlando con i colleghi qui presenti oggi. Ma sappiamo bene che il percorso di risanamento non e’ completato, ci attendono forti momenti di discontinuita’ nell’interpretazione di uno stato al servizio dei cittadini e per i cittadini e per le imprese. Al governo italiano diciamo di non mollare, di andare avanti nelle riforme e nella drastica cura dimagrante del sistema burocratico, distante da un Paese moderno. Vada avanti professor Monti e restituisca un Paese civile a quegli italiani ed a quelle imprese che nel silenzio e con senso di responsabilita’ si sono fatti carico di sperperi altrui e di imposte non pagate , e lasci poi che il corpo elettorale faccia il resto, quando sara’ chiamato ad esprimere il suo giudizio sulla reale capacita’ della classe politica di interpretare la necessita’ di un radicale cambiamento di marcia nel governo del paese. Voglio terminare il mio intervento con delle parole che ho tratto da un discorso del giudice Borsellino all’atto di lasciare la procura di Marsala per assumere un nuovo incarico in quella Palermo che fu poi fatale per lui. Le ho trovate ispiratrici per il mio nuovo incarico che i miei colleghi italiani hanno voluto affidarmi. Così diceva Borsellino: “Spero che l’entusiasmo mi ritorni (… ). Ritrovarmi con le persone con le quali ho passato la bellissima avventura della mia permanenza a Marsala mi ricorda l’entusiasmo con cui l’ho vissuta, e spero che questo entusiasmo, nonostante quello che è successo e che mi ha così profondamente colpito, mi ritorni anche nel nuovo incarico. Non esco soltanto arricchito dall’esperienza di Marsala, ma dalla convinzione che questa esperienza mi impegna a portarla a Palermo per trasformare, utilizzare in un ambito diverso ciò che qui avevo sperimentato". Questa e’ la missione che mi impegno ad assumere in Assologistica, utilizzando l’esperienza internazionale a servizio delle nostre imprese in Italia". Nella foto il presidente CARLO MEARELLI.
Share :

Recent Post