08/11/2017

GREEN ECONOMY, ECCO I NUMERI DELL'ITALIA!

La green economy made in Italy continua la sua crescota: sono 385.000 infatti le imprese che vi fanno riferimento, in grado di creare nuova occupazione come nessun altro settore industriale (la stima è +190.000 entro il 2030, al netto dell’attuale sistema). Questa realtà è al centro di ECOMONDO e KEY ENERGY, in programma da martedì 7 a venerdì 10 novembre alla Fiera di Rimini. Ma vediamo nel dettaglia le caratteristiche ed entità dell’economia verde nostrana.

 

IN 10 ANNI RADDOPPIATA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI: Dal 2006 al 2016 la raccolta differenziata in Italia è raddoppiata passando dal 25,8% al 52,5%. Nel solo 2016 c’è stato un incremento del 5% sul 2015. Tuttavia si è ancora lontani dall’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012, raggiunto solo da 4 regioni del Nord nel 2016.  Lo scorso anno, inoltre, dopo cinque anni di riduzione, è tornata a crescere la produzione di rifiuti solidi urbani. Tra le tipologie più raccolte, l’umido è la componente principale con il 41,2%% della raccolta differenziata ed è quella che cresce di più (+77,3%%) rispetto all’anno precedente, assieme al vetro (+66%%) e ai Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (+55,3%%).

 

REGIONI DEL NORD TRA LE PIU’ “VIRTUOSE", CON VENETO  E TREVISO AL VERTICE DELLA CLASSIFICA: L’incremento maggiore della raccolta differenziata si registra nel nord Italia con +33,2%% (114,2 milioni di tonnellate in valore assoluto), a seguire il Sud e Centro (+0,9 e +11,1% rispettivamente). Il Veneto si conferma la regione con la più alta percentuale di raccolta differenziata (72,9%), seguito dal Trentino Alto Adige con il 70,5%, dalla Lombardia con il 68,1% e dal Friuli Venezia Giulia con il 67,1%. Tutte queste regioni si collocano, pertanto, al di sopra dell’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. La provincia con i livelli più elevati di raccolta differenziata si conferma Treviso, con quasi l’88%, seguita da Mantova (86,4%), Pordenone (82,3%) e Belluno 80,4%. Per contro i livelli più bassi di raccolta differenziata si registrano a Siracusa (9,3%%), Palermo (10,4%) ed Enna (11%). Nel 2016 c’è stata anche una riduzione delle discariche che sono 15 in meno rispetto al 2015. 


PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI  IN AUMENTO; EMILIA ROMAGNA IN PRIMA LINEA: La produzione italiana di rifiuti urbani si attesta a 30,1 milioni di tonnellate, con un aumento rispetto al 2015 del 2%, pari a 590 mila tonnellate circa, in controtendenza rispetto alla progressiva diminuzione registrata nel quinquennio 2011/2015. Le regioni che segnano i maggiori aumenti nella produzione dei rifiuti urbani sono il Veneto (+99%) e il Trentino Alto Adige (+44,5%), mentre solo per tre regioni si registra un calo: Liguria (- 3,1%), Molise e Calabria, (- 1,2% per entrambe). Rispetto alla popolazione residente la prima regione è l’Emilia Romagna con 653 kg pro capite nel 2016, seguita dalla Toscana con  616 kg pro capite a fronte di una media nazionale di 497 kg pro capite. A livello provinciale, è Reggio Emilia la provincia con il più alto valore di produzione pro capite (774 9 kg), seguita da Rimini (740 kg)). Poi troviamo Ravenna, Forlì - Cesena, Piacenza, Ferrara, Prato, Livorno e Olbia - Tempio Pausania, tutte con produzione pro capite superiore a 650 kg per abitante per anno. (Fonte: Rapporto ISPRA 2017)

 

CONAI CONSORZI HA SUPERATO L’OBIETTIVO DEL 65% NEL RECUPERO IMBALLI DI VARIO TIPO: Nel 2016 sono stati complessivamente immessi al consumo 12,6 milioni di tonnellate di imballaggi delle diverse tipologie di materiali con un incremento del 2,3% rispetto al 2015. Il sistema Conai - Consorzi di filiera ha già raggiunto e superato l’obiettivo generale al 2025 (65%) con il 67% di rifiuti d’imballaggio avviati al riciclo. Ha superato gli obiettivi di riciclo al 2025 per carta e cartone (80%), per i metalli (77% acciaio e 73% per l’alluminio), per il legno (61%) ed è molto vicino per il vetro (71%). Un po’ più distante è l’obiettivo di riciclo della plastica (al 41%). L’utilizzo di imballaggi è cresciuto del 4,4%. Il fatturato del settore nel 2016 è aumentato dell’1,9% rispetto al 2015, raggiungendo un valore pari a circa 32 miliardi di euro corrispondente al 3,8% del fatturato totale dell’industria manifatturiera nazionale. Al Nord e al Centro tutte le Regioni hanno il 35% di RD, 7 sono oltre il 50%. Al Sud 3 Regioni sono intorno al 50%, ma 5 Regioni sono in netto ritardo, sono al di sotto del 35%: Basilicata (30,9%), Puglia (30.1%), Molise (25,7%), Calabria (25%) e Sicilia (12,8%). Negli ultimi 20 anni, con la nascita del sistema Conai, l’introduzione del contributo ambientale e la garanzia del ritiro dei rifiuti di imballaggio raccolti in maniera differenziata, la gestione dei rifiuti urbani in Italia è profondamente cambiata, con l'80% dei rifiuti urbani che prima del 1997 finivano in discarica, contro l'attuale 26%.

 

ECONOMIA CIRCOLARE E OBIETTIVI STABILITI AL 2030 DALLA COMMISSIONE EUROPEA: Con l’adozione del Circular Economy Package del 2015 l’UE ha stanziato ingenti finanziamenti a disposizione dei territori europei: 1.150 milioni di euro gestiti direttamente dall’Europa - 650 attraverso il progetto Horizon2020 e 500 attraverso progetti di partnership pubblico-private, i cosiddetti PPPs - e altri 5,5 miliardi di fondi strutturali a disposizione delle regioni. Previsti +580/867mila posti lavoro in più, tra cui 190mila in Italia entro il 2030 al netto dei posti persi dall’attuale sistema La Commissione Europea ha di recente innalzato gli obiettivi di riciclo al 2030. Quelli complessivi salgono al 65% al 2025 e al 75% al 2030. Obiettivo rifiuti urbani 60% al 2025 – 70% al 2030. Obiettivo imballaggi 70% al 2025 – 80% al 2030. Conferimento in discarica 25% al 2025 – 5% al 2030.

 

BIOECONOMIA IN EUROPA VALE 2,2 TRILIONI DI EURO E 19 MILIONI DI POSTI DI LAVORO: Intanto cresce di ruolo e importanza la bioeconomia, che in Europa pesa per 2,2 trilioni di euro, 19 milioni di posti di lavoro In Italia siamo 254 miliardi di euro, cui vanno aggiinti 1,5 milione di posti di lavoro. Secondo le stime dell'Ocse, nel 2030 le biotecnologie avranno un peso enorme nell’economia mondiale: 50% dei prodotti agricoli, 80% dei prodotti farmaceutici, 35% dei prodotti chimici e industriali, incidendo complessivamente per il 2,7% del Pil globale. Secondo stime dell’Unione europea, ogni euro investito nella bioeconomia oggi genererà un valore aggiunto di 10 euro entro il 2025. Solo in Italia, secondo un’analisi condotta dalla Direzione studi di Intesa Sanpaolo in collaborazione con Assobiotec e Spring, nel 2015 il valore della bioeconomia era di 251 miliardi di euro, con circa 1,7 milioni di occupati. Obiettivo della Strategia nazionale sulla bioeconomia presentata dal Governo lo scorso 20 aprile è di incrementare questi valori del 20% entro il 2030.


LO STATO DELL'ARTE DEL FOTOVOLTAICO: A fine 2016 risultavano in esercizio in Italia 732.053 impianti fotovoltaici, per una potenza installata di 19.283 MW (+382 MW rispetto a fine 2015), che l'anno scorso hanno prodotto 22,1 TWh di energia (0,8 TWh in meno rispetto all’anno precedente). Gli impianti installati nel corso dell’ultimo anno sono per la grande maggioranza di piccole dimensioni e hanno aderito al meccanismo dello scambio sul posto. Nel solo anno solare 2016, sono stati installati 44.294 impianti, la quasi totalità di potenza inferiore ai 200 kW, per una potenza installata complessiva, come detto, pari a 382,4 MW. Rispetto al 2015, gli impianti entrati in esercizio nell’anno sono aumentati circa del 10% ed è incrementata del 27,5% anche la potenza installata annualmente. Le installazioni di piccola taglia (con potenza inferiore o uguale a 20 kW) costituiscono oltre il 90% degli impianti totali installati in Italia nel 2016 e rappresentano il 20% della potenza complessiva nazionale. La regione Lombardia detiene il primato in termini di numerosità con poco meno di 110.000, seguita dalla regione Veneto (99.486 impianti). Le due regioni insieme rappresentano il 28,5% degli impianti installati sul territorio nazionale. In termini di potenza installata è invece la Puglia la prima regione, con 2.623 MW; nella stessa regione si rileva anche la dimensione media degli impianti più elevata (58,8 kW). Nel 2016, il dato di potenza pro-capite nazionale è pari a 318 W per abitante, in leggero aumento rispetto al 2015 (+2,2%). La produzione degli impianti fotovoltaici in Italia ha raggiunto 22.104 GWh; per il primo anno si assiste a una diminuzione della produzione rispetto all’anno precedente, pari a -3,7%, fenomeno verosimilmente dovuto soprattutto per minor irraggiamento, ma altre motivazioni sono da considerare, come la qualità di alcuni impianti e la scarsa manutenzione.


EFFICIENZA ENERGETICA, GIRO D'AFFARI IN CRESCITA: Il fatturato dell’efficienza energetica nel nostro Paese può valere fino a 34,4 miliardi di euro da qui al 2020. Sono queste le cifre contenute nell’energy Efficiency Report 2017 realizzato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. Nell’ultimo anno, il 2016, gli investimenti nel settore sono stati di 6,13 miliardi di euro, in crescita dell’8% sull’anno precedente. Si tratta del quinto anno consecutivo di crescita e vede guidare la classifica il segmento residenziale, con oltre 3 miliardi di euro di investimenti e il 53% del totale. Hanno dimostrato vivacità anche il comparto industriale, con circa 33%, per un totale di circa 2 miliardi di euro e il terziario, con GDO, alberghi e uffici, dove si è verificato solo il 14% degli investimenti (800 milioni di euro), in crescita di circa 3 punti percentuali da un anno prima.


EOLICO, URGE RINNOVAMENTO DEI PARCHI: Il mercato dell'eolico europeo ha la possibilità di mantenersi forte. Un target possibile al 2030 secondo WindEurope è di 323 GW, in grado di soddisfare il 30% della domanda elettrica. Non si avrà una crescita uniforme nell'UE28, soprattutto perché ci sarà bisogno di ingenti risorse economiche. Si stima rispetto al 2020 un raddoppio della potenza di eolico su terraferma e una crescita di 5 volte dell'offshore. L’investimento previsto con questo scenario è stimabile in 263 miliardi di euro; si potrebbero così creare 569mila posti di lavoro a quella data. In questo scenario l’energia eolica, secondo l’associazione europea di categoria, potrebbe consentire un risparmio di 13 miliardi di euro in import di energie fossili al 2030. L’Italia con i suoi 13,6 GW potrà coprire circa il 10% del fabbisogno elettrico al 2030. L’Italia parte da circa 9,4 GW eolici installati, in grado di soddisfare il 5,9% della domanda elettrica (dato 2016). Di questi, 3-5 GW si avvicineranno alla fine della loro vita utile nei prossimi anni. Il rinnovamento dei parchi eolici anche da noi sarà un punto cruciale per il futuro dell’eolico, fondamentale anche per poter rispettare gli obiettivi europei sulle rinnovabili. 


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