22/03/2012

Fermo bisarche: Anita chiede intervento governativo

Crescono i danni causati dal fermo bisarche in atto ormai da un mese: autovetture incendiate, lanci di sassi dai cavalcavia, autisti aggrediti e minacciati, presidi di blocco che costringono anche chi vuole lavorare a fermarsi. Episodi che non possono certo definirsi pacifici, come dichiarano i promotori della protesta. Il fermo prosegue ad oltranza, nonostante la disponibilità a favorire il confronto dimostrata dai principali attori della filiera, compresa Anita (rappresenta le imprese di autotrasporto più grandi in Italia, tra le quali anche quelle che trasporto vetture). “Non comprendo perchè in Italia si assista periodicamente a simili azioni di protesta senza che nessuno intervenga - ha dichiarato Eleuterio Arcese, presidente di Anita - Le imprese che rappresento continuano a segnalarmi l’impossibilità di svolgere le propria attività perché subiscono minacce, intimidazioni e danni ai propri mezzi. E’ inaccettabile che un’autista possa rischiare la vita perché la sua bisarca carica di vetture viene incendiata. I rappresentanti di tali organizzazioni continuano a ricorrere allo strumento del fermo dei servizi in modo irresponsabile e incivile, causando danni all’economia del Paese. Fiat ha chiuso alcuni stabilimenti e bloccato la produzione delle auto e a pagarne le conseguenze sono gli operai delle fabbriche, i dipendenti dei concessionari e tutti i lavoratori che operano nella filiera che rischiano la perdita del lavoro e la cassa integrazione. Non si può bloccare un settore produttivo per rivendicare dei costi; questi vanno negoziati con i propri committenti. Il governo non può continuare ad assistere a tale situazione senza far nulla. Tali azioni danneggiano non solo la filiera dell’automotive ma l’intera collettività. Ci aspettiamo che nelle prossime ore il ministero dell’Interno intervenga per ripristinare l’ordine e la legalità".
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