Presentata l’anteprima digitale del Rapporto Coop 2023-Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani (il rapporto è parte integrante di italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’ufficio studi Coop e consultabile all’indirizzo www.italiani.coop).
Basti pensare che nessun Paese al mondo è ad oggi compatibile con l’obiettivo di mantenere la crescita della temperatura media non oltre 1,5°C entro il 2030 e se è vero che in Italia ancora oggi permane una zoccolo duro di negazionisti (il 15% fra coloro che lo negano e chi lo ritiene una esagerazione) per converso sono 14 milioni gli italiani che si dichiarano pronti a battersi attivamente e esporsi in prima persona per la tutela dell’ambiente e una persona su quattro ha già cambiato abitudini in virtù della sostenibilità.
Il lavoro che sinora sembra esserci (nel 2023 sono 23,5 milioni gli occupati, mai così tanti dal 2008), è un lavoro che non paga quanto dovrebbe (il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa) e ne deriva la tendenza sempre più evidente a aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita.
A dispetto di questo ulteriore impegno, comunque l’impatto devastante dei prezzi trascina quasi la metà degli italiani (27 milioni di persone, in crescita del 50% rispetto al 2021) in una condizione di strisciante disagio. E solo un italiano su 4 dichiara di fare la stessa vita di qualche anno fa.
E visto che la fatica di vivere incalza a farne le spese è anche l’identità alimentare di buona parte degli italiani; 1 su 5, soprattutto baby boomers e lower class, dichiara di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, del territorio, delle tipicità. Ciò peraltro non significa che non si facciano strada, seppur ancora in fasce minime di popolazione, le nuove tendenze a tavola: il plant-based le cui vendite fanno già registrare un +9% anno su anno, lo sugar free, la predilezione per le proteine e per l’healty, oltre alla spiccata volontà di contribuire con la propria dieta al miglioramento delle sorti del pianeta. Già oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02).