15/04/2013

Carni avicunicole in strategica funzione anti-crisi

Il settore avicunicolo è strategico per l’intero comparto agroalimentare e, in tempi di crisi, ha saputo confermare la sua centralità nell’economia nazionale. Ad affermarlo è Unaitalia, l’associazione che rappresenta la filiera di carni e uova, in occasione di un incontro organizzato in occasione della Fiera Avicola di Forlì. “La crisi c’è – ha commentato Guido Sassi, vicepresidente dell’associazione – ma il nostro settore, finora, è riuscito a fronteggiarla. Merito di una filiera integrata che riesce a remunerare tutte le sue componenti, di un ottimo rapporto qualità-prezzo, di un alto livello di sicurezza alimentare. Le nostre sono le carni più controllate al mondo, grazie ai 5mila veterinari operanti nel settore, e fra le più affidabili, grazie agli investimenti in tecnologia delle aziende e alla qualità dei nostri mangimi". I dati elaborati da Unaitalia confermano la funzione anti-crisi delle carni avicunicole: un milione e 261mila tonnellate di carni e oltre 12 miliardi di uova prodotte nel 2012, un fatturato di settore pari a 5750 milioni di euro e un buon avvio del 2013. Lo scorso anno, gli italiani hanno consumato 19,44 kg pro-capite di prodotti avicoli, pari al 4,1% in più rispetto all’anno precedente. In particolare, il pollo è comparso più spesso sulle tavole nostrane (12,73 kg), seguito dal tacchino (4,12). Stabili i consumi delle uova (13 kg pro-capite). A dimostrare l’appeal delle carni avicole, sono anche i dati dell’Osservatorio di mercato Unaitalia-Ismea nei primi mesi del 2013, il settore avicolo ha registrato un lieve aumento della domanda nazionale (+0,5%), in decisa controtendenza rispetto ad altre tipologie di carni. Nel primo bimestre dell’anno il buon andamento del settore si deve innanzitutto ai significativi risultati delle carni fresche naturali. Il pollo, soprattutto, ha visto crescere le vendite sia in volume che in valore (+1,3%). Positivo l’andamento pure per le carni fresche elaborate, che, nei primi due mesi del 2013, hanno visto aumentare in valore gli acquisti, sia per quanto riguarda la III gamma (+1,1%), che la IV gamma (+13%). Buona la performance anche per le uova (+2%), nonostante l’ascesa dei prezzi medi. Meno brillante la performance delle carni cunicole, in netta diminuzione. Il settore avicunicolo conta su 100 mila addetti, tra dipendenti diretti e indotto: le aziende si concentrano soprattutto in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Marche e Piemonte ed in misura comunque apprezzabile in Abruzzo e Molise, Puglia e Sicilia. Proprio in virtù delle positive performance registrate, Aldo Muraro, presidente di Unaitalia, ha sottolineato l’importanza del settore nello scenario economico italiano. “Nonostante la congiuntura poco felice - ha osservato – negli ultimi anni siamo cresciuti sia sul mercato interno, dove abbiamo confermato la piena autosufficienza nella produzione, sia nell’export. E questo, senza alcun aiuto pubblico, ma contando soltanto sulle nostre forze". Eppure, quello avicolo può davvero considerarsi il prodotto del futuro, per caratteristiche nutrizionali e salutistiche, per la sua “multietnicità" e per i processi produttivi a basso impatto ambientale. “Ecco perché – ha osservato il numero uno dell’associazione – chiediamo alle istituzioni di valorizzare maggiormente il settore, non soltanto in Italia, ma anche in Europa, dove si decidono norme e strategie per il futuro".
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