Un accordo molto ragionevole. Così hanno definito quanto raggiunto ieri sulla Brexit sia il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker sia il premier britannico Boris Johnson. Un accordo che però deve ottenere l’approvazione (non scontata, specie da parte degli unionisti irlandesi del Dup e per l’annunciato no del Labour e del partito nazionalista scozzese) da parte del parlamento britannico.
Ma vediamo cosa prevede quest’ultima versione dell’accordo: intanto dovrebbe durare fino al 2020, ma potrebbe protrarsi anche fino al 2021 o al 2022, a seconda di quanto sarà poi effettivamente raggiunto. Non sono previste dogane fisiche ma solo controlli alle frontiere in Irlanda, con l’Irlanda del nord che rimane nell’unione doganale britannica e con l’eliminazione del backstop, consentendo alla regione di rientrare in futuri accordi di libero scambio che la Gran Bretagna stringerà con Paesi terzi dopo la fuoriuscita dalla Ue, ma al tempo stesso su una serie di regole l’Irlanda del Nord resterà allineata alla Ue. L'assemblea dell'Irlanda del Nord deciderà sull'accordo: quattro anni dopo la fine del periodo di transizione, potrà decidere se mantenere o no l'applicazione delle regole Ue.
Il Regno Unito dovrà versare un conto d'uscita di 39 miliardi di sterline; saranno garantiti i diritti dei cittadini Ue residenti nel Regno Unito e dei britannici residenti negli altri Paesi Ue; subito dopo il divorzio, il Regno Unito resterà membro dell'unione doganale europea e del mercato interno Ue per il periodo di transizione, nel corso del quale le parti negozieranno un accordo di libero scambio, in cambio del quale Bruxelles chiede garanzie agli inglesi su condizioni di concorrenza eque.
Johnson intende presentare sabato mattina alla Camera dei Comuni una mozione in cui chiedere ai deputati di votare "o per il deal" raggiunto oggi sulla Brexit con Bruxelles per "un no deal". E speriamo che sia la volta buona e si chiuda questo lungo, lunghissimo capitolo della storia europea.