Settimana complessa ma priva di risultati per la vicenda bisarche, uno dei settori più in crisi nel mondo dell’autotrasporto italiano. "Le trattative si sono rotte e il fermo continua”:questa in estrema sintesi la posizione delle associazioni dei secondi vettori, ovvero di piccoli trasportatori e padroncini. L'incontro di mercoledì, dopo uno precedente al ministero, tra le rappresentanze dei bisarchisti - che da tre settimane stanno attuando un fermo spontaneo - e le imprese committenti sarebbe dovuto servire a spianare la strada per un accordo. "Ma le posizioni restano distanti e gli aumenti delle tariffe offerti dalla controparte sono stati giudicati insufficienti. Si parla di chiusura per centinaia d’imprese e la tensione è alta", hanno sostenuto i sindacalisti di settore. Le rivendicazioni dei circa 3.300 bisarchisti (di cui 1.800 padroncini) sono soprattutto legate a richieste di aumenti tariffari, dopo l'accordo del maggio 2005 che aveva visto adeguamenti legati al costo del gasolio. Le rappresentanze della categoria sottolineano le difficoltà attraversate dal settore: per molte imprese, dicono, "si tratta di decidere a questo punto se proseguire o meno l'attività". I primi vettori (cioè gli organizzatori dei flussi, in sostanza grandi aziende di trasporto) si dichiarano disponibili a un confronto sui costi ma rifiutano di valutare un’ipotesi di tariffe in qualche modo concordate, contrarie allo spirito della riforma che ha liberalizzato la materia.(13/6/2008)