05/03/2014

Assoporti, rilancio della portualità in sei punti

L’assemblea di Assoport ha ieri votato all’unanimità le linee strategiche per lo sviluppo della portualità. Linee che rappresentano il contributo al Parlamento e al Governo e si articolano lungo sei direttrici, per altro in coerenza con le indicazioni in materia di core ports e core networks fornite dall’Unione europea. Assoporti ha individuato nell’integrazione fra la componente marittima e quella terrestre della logistica e nel coordinamento fra poteri pubblici e attività dei privati, le chiavi di volta per affrontare l’impatto con le grandi concentrazioni del trasporto marittimo. L’assemblea ha varato una strategia in sei punti. Il primo traguarda la selezione delle scelte di sviluppo del sistema portuale, privilegiando per le nuove infrastrutture quelle che garantiscano redditività e coinvolgimento di investitori privati, anche attraverso una sburocratizzazione dell’iter di approvazione dei progetti. Il secondo punto verte sulla governance di sistema e quindi sulla costituzione su iniziativa delle Autorità portuali (Ap), in collaborazione con le Regioni, di sistemi portuali e logistici che coordinino l’intera catena logistica. Le Autorità portuali e logistiche di corridoio avranno competenza su piani regolatori portuali e scelte infrastrutturali di sistema, su coordinamento delle politiche di marketing e promozione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Il sistema portuale e logistico è organismo quindi di coordinamento (frutto di protocolli di intesa e accordi di programma), chiamato a predisporre un Piano integrato logistico da far approvare al ministero dei Trasporti. Piano che fissi obiettivi di traffico, servizi da erogare, interventi infrastrutturali, infrastrutture di collegamento porto-hinterland, promozione commerciale, nonché promozione di progetti multimodali. Punto tre: l’eliminazione, nel vigente testo dell’art. 18-bis della Legge 84 del 1994, del limite di 90 milioni di euro annui della quota dell’Iva dovuta sull’importazione delle merci introdotte nel territorio nazionale per il tramite di ciascun porto; l’attribuzione direttamente alle Ap della percentuale dell’Iva dovuta sulle importazioni delle merci introdotte nel territorio nazionale per il tramite dei porti, rideterminando i criteri di ripartizione secondo indicatori di performance relativi; l’attribuzione a ciascuna Autorità della facoltà di autodeterminare (in aumento o in diminuzione) la misura della tassa portuale sulle merci imbarcate e sbarcate nei porti amministrati da quella Ap, nonché della tassa di ancoraggio sulle navi, dei diritti portuali. Punto quattro: autonomia amministrativa per Autorità portuali che devono essere poste nella condizione di operare come imprese, con capacità autonoma di regia e governo in porto e per quel che riguarda i collegamenti di rete e la logistica. Non gravando sul bilancio dello stato, ma generando attraverso il gettito risorse, le AP non possono essere assoggettate ai vincoli relativi alla spesa pubblica, al costo e al trattamento giuridico ed economico del personale. Punto cinque: per quel che concerne i servizi tecnico-nautici si propone l’attribuzione a ciascuna Autorità portuale della potestà tariffaria sui servizi stessi, sulla base di una suddivisione di competenze che preveda di riservare all’Autorità marittima la competenza esclusiva nella fissazione degli standard di sicurezza, delle dotazioni tecnico infrastrutturali richieste, nonché delle caratteristiche dei mezzi e del personale impiegato; all’Autorità marittima e all’Autorità portuale la competenza condivisa nell’organizzazione dei servizi; all’Autorità portuale la competenza nella fissazione delle tariffe sulla base di criteri e meccanismi nazionali uniformi. Il sesto punto riguarda il coinvolgimento delle imprese produttive italiane nella catena logistica e la crescita degli operatori logistici italiani; coinvolgimento che – secondo Assoporti – dovrà essere favorito con un sistema di incentivi.
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