28/11/2012

Assoporti invita il Governo a non distruggere la pace sociale in banchina

Assoporti ha rivolto un pressante invito al governo affinchè non comprometta, con provvedimenti e norme non ponderate a dovere, il clima di pace sociale faticosamente edificato negli anni all’interno degli scali marittimi italiani. Dopo la presa di posizione delle organizzazioni sindacali, la proclamazione dello stato di agitazione sulle banchine e la decisione di attuare il 5 dicembre prossimo uno sciopero di 24 ore di tutti i dipendenti delle Autorità portuali, il presidente di Assoporti, Luigi a Merlo, ha inviato una lettera urgente al ministro Corrado Passera al vice ministro Mario Ciaccia, affinché convochino immediatamente i rappresentanti sindacali di categoria e rettifichino sostanzialmente i provvedimenti che prevedono (attraverso l’applicazione dell’art. 9 comma 1del Dl 78/2010 anche ai dipendenti delle Autorità portuali) di fatto il blocco di qualsiasi dinamica di aumento retributivo prevista dal contratto, ipotizzando anche la restituzione di quanto già erogato. Provvedimenti tecnicamente inapplicabili, anche per quanto riguarda la restituzione di quanto già pagato ai dipendenti, e tali solo da innescare una vera e propria valanga di ricorsi e paralizzare così l’operatività delle Autorità portuali e di conseguenza dell’intera portualità nazionale. “Per 12 anni con fatica, tenacia e volontà – ha affermato Merlo – i porti italiani sono cresciuti anche grazie al clima di collaborazione e alla pace sociale difesa sulle banchine. Assoporti oggi non può esimersi dal ritenere legittime le proteste dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali per una troppo frettolosa adozione di atti conseguenti una sentenza amministrativa e pronunce non definitive della magistratura in materia". Di qui l’invito al governo a incontrare subito le organizzazioni sindacali, favorendo una revoca dello sciopero del 5 dicembre; sciopero che potrebbe innescare una spirale negativa di conflittualità, paralizzare l’attività delle autorità portuali e vanificare gli sforzi di ripresa e sviluppo adottati nei porti italiani
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