Nell'ultimo numero cartaceo di Euromerci è stata pubblicata un'intervista al vice-presidente di Assologistica Umberto Ruggerone con focus sulla cosiddetta "Carta di Padova" e sulla funzione che la sostenibilità dovrà svolgere sempre più anche in ambito logistico. Trovate qui il testo intergrale dell'intervista cura di Paolo Giordano.
Come valuta la “Carta di Padova", che può essere considerata un “manifesto" per una logistica sostenibile, sottoscritta e presentata da tredici associazioni, non solo del settore logistico, al Green Logistic Intermodal Forum, tenutosi nella città veneta?
Molto positivamente, sotto due aspetti. Il primo riguarda i contenuti totalmente condivisibili. Infatti la logistica deve essere sempre più “sostenibile" nell’accezione più ampia del termine. Il secondo riguarda il metodo con cui si è giunti alla stesura del documento. L’“anima" dell’iniziativa è stato Daniele Testi, presidente di SOS-LOGistica, affiliata ad Assologistica, che ha lavorato con un gruppo di interlocutori sempre più allargato. Il risultato finale è che il documento è stato presentato a Padova a firma di 13 associazioni, non solo appartenenti al nostro settore. Un fatto decisamente rilevante in un mondo delle “rappresentanze" spesso troppo frammentato. Un fatto che aumenta l’impatto della Carta di Padova anche sulle istituzioni. Chi se lo troverà davanti dovrà tener conto che il documento “rappresenta" un numero molto elevato di imprese.
Entrando nel merito dei contenuti?
Come dicevo, la logistica deve divenire sempre più sostenibile su tre fronti: ambientale, sociale ed economico. Tutti e tre di grande rilievo. Per quanto riguarda l’ambiente, conosciamo tutti le esigenze che oggi dobbiamo affrontare: i principali temi all’ordine del giorno sono riduzione dell’inquinamento, risparmio energetico e uso di energie alternative, anche per i carburanti nel settore del trasporto. Credo che la logistica, per vocazione, sia portata a rispettare l’ambiente, dobbiamo lavorare affinché questa caratteristica migliori costantemente lungo tutte le filiere. Comunque, le imprese del settore, in generale, hanno fatto notevoli passi avanti su questo versante. Sull’aspetto “sociale" dobbiamo dedicare particolare attenzione. Premetto che la logistica nel nostro paese è cresciuta con numeri importanti in termini sia economici sia occupazionali. Aggiungo che riguardo l’occupazione il settore ha prospettive interessanti, specialmente per impieghi con alta competenza. Aumenterà la tecnologia nel lavoro logistico, quindi, serviranno competenze adeguate, che non è facile trovare anche perché nel nostro paese la formazione ha lacune storiche e non ha “formatori" in numero sufficiente. Accade quello che accade nel settore ricerca, dove abbiamo i ricercatori, ma mancano i divulgatori, due figure professionali molto differenti. E’ un impegno di Assologistica quello di lavorare per migliorare questo aspetto. Sul sociale segnalo un altro problema da non sottovalutare: spesso, anche in incontri ufficiali istituzionali, emerge la sensazione che la logistica venga percepita e “allineata" con i rider in bicicletta che consegnano i pacchi a domicilio o il cibo a chi l’ha ordinato per telefono al ristorante take away. Questo vuol dire che l’occupazione nel settore logistico viene spesso considerata a livelli bassissimi, mentre non è così: i rider fanno parte di un mondo occupazionale del tutto particolare, spesso vittima dello sfruttamento. La logistica “vera" è tutt’altra cosa e necessita, come dicevo, di competenze. Ritengo che questa confusione, pericolosa e dannosa per tutti, sia frutto di cattivi canali di comunicazione, anche del nostro settore …
Resta il fronte economico…
Mi ripeto: il settore è in un momento di crescita elevata. Investe in infrastrutture e servizi. I capitali italiani, però, sono pochi, assistiamo quasi a una colonizzazione del settore. Non ci sono molte imprese italiane nella classifica dei primi player che operano nel nostro paese. Questo è un problema che ha radici lontane, dipende dal fatto che il nostro sistema industriale non è riuscito mai a coniugare manifattura, logistica, trasporto a differenza di quanto hanno fatto nostri competitor europei a livello export, come l’Olanda che di questa “coniugazione" è uno storico “campione" o la Francia e la Germania che hanno avuto la lungimiranza di incorporare nelle loro ferrovie nazionali grandi aziende logistiche di respiro mondiale o lo stesse ferrovie russe che hanno acquisito una grande impresa logistica europea, qual è la Gefco. Su tutto ciò occorrerebbe riflettere.
Umberto Ruggerone
Torno al Forum di Padova. Nella manifestazione, ampio spazio è stato dedicato all’intermodalità. Un’iniziativa realizzata in un momento nel quale c’è l’esigenza in Italia di rafforzare questa modalità anche per essere in linea con le direttive europee…
Sono d’accordo. E’ stato un evento molto significativo. Va dato atto all’interporto di Padova, e in particolare al direttore generale Roberto Tosetto e al direttore Real Estate e Logistics Paolo Pandolfo, di aver organizzato un evento importante in un momento così difficile. Credo sia un’iniziativa che debba continuare nel tempo, ad Assologistica ne siamo convinti, come siamo convinti che l’intermodalità possa essere una delle migliori chance specialmente per migliorare i nostri collegamenti internazionali. Peccato che questa importante iniziativa padovana non sia stata sostenuta da tanti operatori intermodali, interporti, anche rilevanti, che sono stati, purtroppo, assenti.
Le faccio un’ultima domanda d’obbligo di questi tempi: passato il covid-19, speriamo il più presto possibile, che logistica ci dobbiamo aspettare, oltre a quanto si dice, e dato per acquisito, sul necessario aumento dell’uso della tecnologia e dello smart working quando e dove è possibile?
In sintesi, le posso dire quello che penso serva attualmente al settore. In primo luogo, occorre “spingere" affinché vengano realizzate quelle infrastrutture urgenti, anche sull’ultimo miglio nel collegamento con porti e retroporti. Credo inoltre che serva un impegno per equilibrare sulle diverse modalità i nostri flussi di merci, questo anche per non rimanere “spiazzati" in caso di inefficienze su qualche percorso; essere così focalizzati sull’autotrasporto è un limite. In questo senso è positivo quanto è accaduto durante il lockdown, quando diversi operatori hanno iniziato a guardarsi intorno cercando alternative di trasporto e hanno iniziato a “scoprire" l’intermodalità. Terzo, occorre cambiare approccio sul tema delle scorte…
Scusi l’interruzione, ma ci tengo a sottolineare che su questo argomento Euromerci prese posizione subito dopo lo scoppio della pandemia, mettendo in evidenza che più scorte, almeno di disinfettanti e di medicinali, avrebbero potuto salvare molte vite e forse evitare la strage che si è verificata nelle case di riposo per anziani…
Certamente la logistica non poteva prevedere quanto è successo, oltretutto non lo hanno fatto neppure gli scienziati e i risk manager. Ciò non toglie che le imprese logistiche, come quelle industriali, debbano tener conto di quanto è accaduto. Mi auguro che il tema delle scorte sia sempre più posto all’attenzione. Vedo segnali di un atteggiamento più critico verso l’esasperazione del just in time. E’ un dato importante anche perché considero negativo il fatto di continuare a “stressare" il sistema dei costi. Una metodologia che può sfociare anche nell’inefficienza.