23/03/2018

Parlano Lucia Iannuzzi e Paolo Massari di C-Trade

A qualche mese dalla conclusione del primo master organizzato da Assologistica Cultura e Formazione e destinato a formare i responsabili delle questioni doganali, tracciamo un bilancio del percorso effettuato con due dei suoi docenti, ovvero Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, rispettivamente partner/customs specialist  e customs & international trade advisor di C-Trade. Ricordiamo che il corso (di 200 ore) ha risposto a quanto previsto dal nuovo Codice Doganale UE per le aziende certificate AEO (operatore economico autorizzato) o che intendano chiedere l’autorizzazione, soggetti cui il nuovo regolamento riconosce innumerevoli benefici e vantaggi. 


Logistica e dogane, due mondi contigui

 

Prima di analizzare i risultati del master Assologistica da poco concluso, vogliamo effettuare un breve riepilogo delle finalità che l’hanno ispirato? IANNUZZILa partnership tra dogana e operatori è uno dei concetti fondamentali della novella legislativa entrata in vigore nel 2016; insieme ai principi di semplificazione e telematizzazionec ostituisce l’architrave sulla quale la UE ha costruito il Codice doganale dell’Unione. In quest’ottica deve essere letta l’introduzione della figura del responsabile delle questioni doganali nelle aziende private: un soggetto che interloquisca, non solo formalmente, con la dogana, punto di riferimento unico per tutte le attività aziendali, controllore e gestore (anche tramite terzi, ovviamente) dei processi doganali, competente, se non esperto e portatore di un linguaggio condiviso con l’autorità doganale. Competenza riconosciuta in capo a chi abbia standard pratici (esperienza almeno triennale nel settore doganale, anche se, si ribadisce, non si è ancora a conoscenza di criteri oggettivi di valutazione, da parte dell’autorità doganale, di tale requisito) o una qualifica professionale, conseguita a seguito di partecipazione a un iter formativo in materia di legislazione doganale e comprovata dal superamento di un esame finale. Formare competenze doganali nelle realtà aziendali è una sfida stimolante per chi crede nella condivisione della conoscenza doganale quale fattore di ausilio nello sviluppo e nella crescita dell’intero sistema Italia, sempre più interessato, anche nelle realtà di minore entità, da fenomeni di delocalizzazione, internazionalizzazione, globalizzazione. Tra l’altro, ricordiamo come il possesso della qualifica professionale sia spendibile non solo in ambito AEO, bensì anche, a titolo esemplificativo, per il riconoscimento della rappresentanza diretta in dogana.

 

La sfida lanciata dal nuovo Codice doganale può quindi definirsi vinta? IANNUZZI: La partita, usando la terminologia sportiva, è ancora lunga, ma qualche segnale positivo comincia a vedersi e il master di Assologistica ne è un esempio. Le aziende devono fare di necessità virtù; la competizione a livello internazionale non è più riservata ai colossi multinazionali, anche la piccola e media impresa, per ragioni diverse e con caratteristiche diverse, ha contatti frequenti con l’estero; la dogana è entrata, di fatto, in molte società. La globalizzazione dei mercati, la delocalizzazione delle attività produttive, la necessità di riduzione dei costi che la crisi economica ha imposto a tutti gli operatori commerciali, hanno portato all’attenzione dei principali soggetti economici l’elemento dogana quale inevitabile e ineliminabile momento, spesso fondamentale, nella catena di approvvigionamento di beni. La dogana, come abbiamo visto, si propone quale partner istituzionale degli operatori economici, in grado di controllare la regolarità e la sicurezza degli scambi, garantendo, in tal modo, una effettiva leale concorrenza, sia nell’interesse economico pubblico, sia nell’interesse economico privato. Che la dogana sia un costo, in termini di risorse economiche e di tempo, l’hanno compreso tutti; come sia possibile minimizzarlo, utilizzando gli strumenti autorizzativi o agevolativi delineati dal legislatore unionale; come sia possibile disegnare l’architettura dell’iter logistico della propria catena di approvvigionamento, sfruttando tutti i possibili benefici, con l’obiettivo di essere sempre in compliance con le norme e la prassi, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi alla transazioni internazionali; questo lo stanno comprendendo, più o meno, tutti. La dogana come fattore di business evita l’isolazionismo commerciale internazionale.


 

Lucia Iannuzzi


E gli alunni del master come hanno risposto? MASSARI: Provenienze diverse, background diversi, uguale interesse ed entusiasmo. Le lezioni sono state un confronto continuo e diretto, basato sulle esperienze di ciascuno, approccio necessario per evitare che aride nozioni teoriche rimangano lettera morta. La dogana è essenzialmente pratica, ma necessita di una solida base teorica e giuridica: abbiamo cercato di trasmettere a tutti i partecipanti questo mix di conoscenze e il tentativo pare riuscito. Sicuramente apprezzato, considerati gli attestati ricevuti anche a corso concluso.Abbiamo cercato di calare la normativa unionale nelle esperienze quotidiane di ciascuno, non tanto per mantenere viva l’attenzione, quanto per mantenere viva la materia. Non dobbiamo dimenticarci che di fronte avevamo non studenti, ma persone che lavorano e hanno mille problemi, ma, ciò nonostante, hanno trovato il tempo e la voglia di migliorarsi e aggiornarsi, approcciando una materia per molti sconosciuta; solo questo merita il massimo rispetto. Duecento ore di lezione sono tante, il corso è durato molti mesi, l’impegno è stato continuo; non abbiamo formato degli esperti, ma sicuramente persone coscienti dei propri limiti e pronte a colloquiare con la dogana.

 

Quindi non è stato un azzardo pensare a un corso doganale in ambito logistico? IANNUZZI: Per nulla. Una lettura sistematica dei mutamenti legislativi e delle interpretazioni di prassi - comunitaria e nazionale - degli ultimi anni, nonché delle loro declinazioni operative (pre-clearing e fast corridor, in primis) denota un legame sempre più stretto tra dogana e logisticaSi tratta di mondi contigui, che quotidianamente si sovrappongono. Unire competenze trasversali non è solo sinonimo di saving economico, ma di gestione integrata dei processi, diretta a minimizzare i rischi e a prevenire i problemi. Il contesto normativo e operativo, in costante mutamento, sembra avvalorare la tesi che vede l’operazione doganale quale naturale complemento della più generale operazione di trasporto; tesi propugnata e commercialmente seguita con particolare aggressività da parte dei grandi corrieri internazionali, in grado di offrire gli essenziali (e nulla più) servizi di presentazione della dichiarazione doganale a tariffe non proponibili per i restanti brokers, in quanto momento della ben più remunerativa catena logistica e non, come per i secondi, quale core business della propria attività. Certo, disegnare flussi operativi e sviluppare il business richiede competenze che, ancora, i partecipanti al corso non possiedono; ma hanno, ora, la consapevolezza dei vantaggi che possono derivare dall’integrazione della logistica doganale nella supply chain in modo da permettere una maggior efficienza operativa all’azienda che decida di farne uso.

  

Un’esperienza da ripetere, quindi? MASSARI: Dal nostro punto di vista, senz’altro. Come dicevamo, la diffusione della conoscenza doganale è una condizione imprescindibile per acquisire consapevolezza delle opportunità, ma anche dei rischi, che le transazioni estere offrono o nascondono. La competizione sui mercati internazionali è sempre più serrata. La volontà di sfruttare nuove opportunità, condizione imprescindibile per la crescita di ogni azienda, si accompagna spesso alla necessità di sfuggire alla saturazione o alla minore recettività del mercato nazionale di riferimento. L’internazionalizzazione presuppone concettualmente il rapporto con l’estero quale sbocco dei propri prodotti; e necessita, quindi, del rapporto, a volte fino a quel momento sconosciuto, con l’elemento dogana. Il quale diviene un fattore imprescindibile nella catena logistica di approvvigionamento e distribuzione, un fattore che comporta problemi, tempistiche e costi da tenere ben presenti in sede di pianificazione di sviluppo in mercati esteri. Ma un fattore che può comportare anche vantaggi e possibilità commerciali. Il mondo doganale cambia e cambia molto velocemente. Almeno quanto velocemente si modificano le abitudini e i comportamenti che regolano le transazioni commerciali internazionali. E il motore di tale cambiamento, ovvero il legislatore comunitario, non si ferma, in quanto espressione di sintesi di una congerie di interessi economici, spesso contrapposti, sicuramente mal coordinati, che vedono l’elemento doganale quale imparziale (o parziale, secondo le convenienze) regolatore della correttezza dei traffici. Certo, poi, la velocità di adeguamento di ciascuno Stato membro alle disposizioni comunitarie (per quanto, nella quasi totalità dei casi, di natura regolamentare e, quindi, immediatamente applicabili e vincolanti) non è sempre la stessa. Diremmo che ce n’è abbastanza.


Paolo Massari


  

 

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