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Dopo quattro
settimane di blocco nazionale dei servizi, lei ha invitato una delegazione dei
bisarchisti alla riunione della Consulta nazionale dell’Autotrasporto. Cosa è
emerso dall’incontro?
Ho convocato associazioni e committenza presentando due richieste: alla
committenza di convocare le associazioni sul tema delle bisarche; ai
bisarchisti di sospendere il blocco. Durante l'audizione non si è parlato della
rivendicazione dei costi minimi, ma dei problemi del settore e i
rappresentanti dell'associazione hanno illustrato quali sono le condizioni per
sospendere il fermo: una prima convocazione a un Tavolo di trattativa e la
verifica che la committenza sia concretamente disposta a proseguire il dialogo.
Quel che va considerato è che le prime ripercussioni della protesta – e del suo
irrigidimento attuato da lunedì scorso - stanno colpendo la produzione di
autoveicoli. Lo stabilimento Fiat di Melfi ha ormai i piazzali pieni di
autoveicoli, di qui la decisione del costruttore di sospendere la produzione
dal 15 marzo. Il fermo sta di fatto paralizzando tutta la logistica automotive
soprattutto al Centro Sud e in tutti gli snodi portuali. Se la situazione non
si normalizzerà nei prossimi giorni, la Fiat dovrà procedere a ulteriori
chiusure degli impianti italiani (oltre a quello di Melfi), compreso lo
stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d'Arco, impegnato – fra l’altro -
nel lancio europeo della Nuova Panda. La lettera che mi è arrivata nella notte
dai bisarchisti raccoglie l'invito e dichiara la disponibilità a sospendere il
fermo a fronte della convocazione del tavolo da parte della committenza.
Lo stralcio del protocollo trasporti dal
Protocollo delle Alpi è in gran parte merito suo. Quali i vantaggi di tale
decisione?
Il voto della commissione esteri del Senato sulla Convenzione delle Alpi,
mantenendo lo stralcio del protocollo trasporti, conferma la giustezza della
battaglia sostenuta dal precedente Governo e dalla Consulta Generale per
l’autotrasporto e per la logistica, che ha voluto in questo modo salvaguardare
le esportazioni italiane dal rischio di vedersi penalizzate dall’impossibilità
di realizzare infrastrutture stradali, anche all’interno del territorio
italiano, per trasportare i nostri prodotti in Europa, in assenza di un’offerta
ferroviaria realmente comparabile. Ringrazio deputati e senatori che hanno
consentito questo risultato importante. Una più attenta e ponderata
riflessione, che porti a una nuova convenzione, potrà essere condotta allorché
saranno disponibili infrastrutture alternative, come il tunnel del Gottardo. La
Consulta dell’Autotrasporto e della Logistica, nell’ambito dei suoi compiti
istituzionali, intende offrire il proprio contributo per una soluzione
equilibrata e compatibile sia con il rispetto dell’ambiente alpino, sia con l’esigenza
di tutelare la nostra economia.
Altro suo importante impegno ha
riguardato il Piano Nazionale per l’Autotrasporto e la Logistica. Qual è – al
momento – l’orientamento del governo Monti?
Il ministro Passera ci ha di recente inviato una direttiva sull’attività
della Consulta con la quale riconosce quanto fin qui svolto e considera il
Piano presupposto indispensabile per far recuperare competitività al sistema
economico italiano. Sollecita in primo luogo di indicare le azioni operative
che il Piano considera prioritarie, ovvero quelle che concernono accelerazione
dello Sportello Doganale Unico, city logistics, riduzione dei viaggi a vuoto
via strada, piano per l’intermodalità e riduzione dei tempi di carico e
scarico. E' un lavoro che abbiamo iniziato in questi giorni con una prima
discussione nell'esecutivo della Consulta.