Con l’A.D. Incas S.p.A. abbiamo approfondito
a parte alcuni dei temi trattati nel corso del convegno “Fabbrica 4.0", tenutosi in
primavera alla Certosa di Pavia e organizzato appunto da INCAS Group, azienda
di riferimento nell’ambito delle soluzioni per la logistica. Scopo dell’evento
è stato esplorare i nuovi scenari che si preparano a disegnare il futuro del
sistema manifatturiero e distributivo. Ecco cosa ha risposto alle nostre domande.
Il vero gap per
le imprese non sono gli investimenti, ma la necessaria cultura che il
cambiamento innescato dalla rivoluzione digitale richiede per essere
realizzato. Condivide questa
opinione? E che fare (anche dal vostro punto di osservazione) per ovviare a
questo gap culturale?
L’innovazione
connessa alla nuova Fabbrica non è tanto un bene aquistabile “comprando" una
tecnologia, quanto il frutto di un percorso organizzativo che prevede
conoscenza delle tecnologie, ma specialmente dei modelli organizzativi.
Accompagnare e gestire questo cambiamento portandolo in linea con le richieste
del mercato, ma compatibile con strutture e investimenti interni alle aziende
non è compito facile. Tradizionalmente la manifattura è un ambiente
“conservativo", che rinnova con innovazioni incrementali; le scelte verso
Fabbrica 4.0 sono invece dirompenti, in particolare sostituiscono
all’organizzazione basata su reparti, spesso autonomi, quella basata sui flussi
in cui ogni area operativa è integrata in tempo reale con il monte e il valle.
Un cambio culturale di gestione da governare con un percorso utile a modificare
l’organizzazione senza troppi traumi.
Una “Fabbrica
4.0" non si ottiene con un salto decisionale investendo nell’acquisto di una
infrastruttura digitale fatta calare dall’alto, ma con un processo che parte
dalle esigenze prospettiche del mercato e che evolve per fasi. Quale può essere
il contributo di una realtà come INCAS Group da questo punto di vista?
La nostra
proposta è di sfruttare la logistica per intervenire sul layout produttivo,
organizzando i magazzini interoperazionali prima, gestendo una schedulazione
della produzione dei centri di lavoro più a valle operando su un semplice “Gantt"
informatizzato e inserendo infine un monitoraggio della produzione per poter
sincronizzare il flusso dei materiali in alimentazione ai punti di lavoro
secondo il piano impostato, ma conoscendole le reali necessità. Un percorso
semplice e graduale che consente di inserire un nuovo modello organizzativo
crescendo anche le competenze.
E quale può
essere il vostro contributo rispetto all’altro importante trend della circular
economy (produco, riparo, recupero)?
La reverse logistic
è sempre stata la cenerentola nel mondo della supply chain. Con l’avvento della
sensibilità green, di una nuova dimensione del consumo, più attenta e sensibile
alla vita del prodotto e infine della “rottamazione" assistita del manufatto si
apre un nuovo ciclo operativo. Riparare significa raccogliere i prodotti guasti
dal consumatore, gestire i percorsi di riparazione e ritornarli nel più breve
tempo possibile. E’ evidente come non sia sufficiente allestire un efficiente
centro di assistenza se non si ha a disposizione un’altrettanto efficiente
logistica, magari integrata con i punti vendita. Stesso tema per chiudere il
cerchio della nuova manifattura: produco, riparo, recupero. Recuperare in modo
efficace significa gestire il ritorno del prodotto e poterlo processare, non
buttare il prodotto nella spazzatura indifferenziata. Quindi anche in questo
caso serve una nuova cultura e una nuova organizzazione corroborata da una reverse
logistic efficiente.
Come vede il
futuro dei magazzini alla luce di quanto i nuovi trend, capitanati dalla
rivoluzione digitale, stanno incidendo in modo pervasivo il modo di essere e
lavorare delle aziende?
La digital
economy modifica nel profondo abitudini di consumo e di conseguenza manifattura
e distribuzione. L’e-commerce ha portato il consumatore a essere arbitro
assoluto delle scelte, eliminando la sensazione di spazio e tempo; nel web
tutto è disponibile in tempo reale
in qualunque parte del mondo il prodotto si trovi. Inevitabile che la gestione
fisica dei beni debba affrontare un’evoluzione rapida e non semplice. Il
magazzino è un po’ il cuore di questa rivoluzione in quanto la garanzia di
velocità, precisione e servizio nasce qui, ma deve sposarsi con il trasporto e
questo è certamente un punto non ancora ben focalizzato dalle imprese. Non è
sufficiente consegnare a un corriere, occorre seguire la spedizione fino a casa
del cliente e, se possibile, verificare la soddisfazione. In questo caso il
sistema di Transport Management (TMS) integrato con la gestione operativa di
magazzino (WMS) sono un aiuto importante.
Ornella Giola