13/10/2011

VOCI DAL FORUM MODULBLOK: LOGISTICA, VALORE AGGIUNTO PER LE IMPRESE

La necessità di dotarsi di sistemi logistici avanzati, la movimentazione delle merci, la situazione infrastrutturale italiana ed europea, l’opportunità di far diventare il Friuli Venezia Giulia scalo privilegiato per il centro Europa, sono stati i principali temi trattati durante la tavola rotonda “Dalla project logistics alla business logistics. Dal cuore d’Europa ai confini del mondo. Il futuro per il Nord-Est”, promossa da Modulblok Spa nel castello di Villalta, a Fagagna. «Abbiamo voluto organizzare questo forum – ha spiegato il presidente di Modulblok, Giordano Bruno Petrei – perché crediamo che un’azienda come la nostra, presente da trentacinque anni in Friuli Venezia Giulia, abbia l’obbligo di dare concreta testimonianza al territorio di riferimento. Potrà sembrare retorico, ma Modulblok sente come proprio dovere etico quello di avviare un dibattito sui grandi temi del nostro Paese». Una sorta di “logistica delle idee”, ovvero la movimentazione e lo scambio di un pensiero attivo, il percorso della parola, prima ancora che quello delle merci.
Il Forum è stato introdotto dal moderatore Sebastiano Barisoni, giornalista di News Radio 24, che con il consueto acume ha gettato sul piatto una serie di argomenti su cui discutere: la necessità di finanziare quelle opere infrastrutturali immediatamente cantierabili, l’urgenza di agevolare gli spostamenti non soltanto delle merci ma anche quelli delle persone, l’assenza di un polo di ricerca universitaria nel Triveneto per il settore dell’industria.
E’ toccato ad Adriano Luci, presidente di Confindustria Udine, illustrare le problematiche degli imprenditori friulani. «Il ruolo di Confindustria – ha spiegato – è quello di capire e raccogliere le esigenze del sistema produttivo, cercando di rappresentarle al meglio. Viviamo una situazione difficile a livello internazionale, che ovviamente si ripercuote anche in Friuli Venezia Giulia. Una regione non soltanto “ponte” verso l’Europa dell’Est, ma centro vero e proprio di traffici internazionali. Proprio per questo chiediamo alla politica di accelerare quel processo di realizzazione delle infrastrutture, senza le quali rischiamo di essere tagliati fuori dai traffici che contano». Luci ha fatto riferimento anche all’importanza del credito, «carburante per le nostre industrie» e al bisogno di aggregare l’attività delle imprese, con progetti comuni in grado di essere proposti su mercati di area vasta. Ne sono un esempio le iniziative avviate nei settori della vetroresina, dell’alimentare e del turismo industriale.
Il presidente dell'interporto di Cervignano e del Consorzio per lo sviluppo industriale Aussa-Corno Tullio Bratta, ha tentato di spiegare perché in Friuli non c’è uno scalo intermodale in grado di veicolare le merci dirette verso l’Europa dell’Est, da gomma a rotaia e viceversa. «La nostra regione è stata ai margini della nazione per decenni, con gli interporti che non erano di transito, ma di confine, dove si faceva dogana. La mancanza di una struttura intermodale di una certa rilevanza – ha chiarito Bratta– va anche legata al fatto che nella nostra provincia ci sono soltanto tre aziende importanti per volumi di trasporto, e con questo intendo capaci di veicolare almeno 2 milioni di tonnellate di merci all’anno. Aziende che non utilizzano l’intermodalità per gli scambi, ma raccordi interni». Bratta ha fatto riferimento anche alla centralità del porto di Trieste. «Il problema – ha aggiunto - non è il porto, ma la velocità con cui si riescono a veicolare le merci da Trieste all’Europa Centrale e viceversa». Per quanto riguarda l’area che ospita il Consorzio Aussa-Corno, negli ultimi anni ha visto l’insediamento di quattro nuove aziende, con il miglioramento della rete infrastrutturale interna, fatta di strade, canali e rete ferroviaria. L’unica pecca da risolvere resta ancora quella del dragaggio dei fondali. «Per gli investitori interessati – ha concluso Bratta – abbiamo messo a disposizione una piattaforma di oltre 500 mila mq per la logistica».
Paolo Menuzzo, presidente di Camegroup (azienda multinazionale presente in 118 paesi e 160 milioni di fatturato), ha raccontato cosa significa credere nella logistica avanzata. Di recente infatti, grazie anche al supporto tecnico e progettuale di Modulblok, ha realizzato un magazzino automatizzato per lo stoccaggio delle merci tra i più importanti in Europa nel suo genere, investendo 22 milioni di euro. «Se prima – ha reso noto Menuzzo – per caricare un camion ci voleva mezza giornata, oggi non ci serve più di un’ora. Il magazzino contiene fino a 24 mila pallet, e tutte le nostre 20 filiali sparse nel mondo, in ogni momento, sanno quanto materiale c’è e quanto tempo dovranno attendere per riceverlo. La logistica è strategica: oramai si può produrre ovunque, il valore aggiunto è riuscire a far arrivare il prodotto nel posto in cui si consuma più velocemente della concorrenza». In poche parole, Menuzzo ha dimostrato senza tema di smentita come “dentro il cancello dell’Impresa” ci siano le capacità, le competenze e le volontà di trovare soluzioni per competere e progredire; la vera preoccupazione dell’Impresa si riferisce a quanto avviene ( o non avviene) “fuori dal cancello”.
Di pari tenore e valenza i temi dell’internazionalizzazione, della burocrazia e dei dazi, affrontati da Alessandro Vescovini, presidente Società Bulloneria Europea, azienda che sta per sbarcare in Serbia e negli Stati Uniti. «In Italia si fa un gran parlare di internazionalizzazione delle imprese – ha commentato Vescovini – poi quando un’azienda decide di spostarsi all’estero, si tira in ballo la delocalizzazione. Bisogna capire che un’azienda va dove ci sono le possibilità di produrre con margine. Noi abbiamo scelto di investire in Serbia e negli Stati Uniti per conquistare quote di mercato». Non solo. La SBE produce materiali per Fiat, la quale, trasferendo il 51% della produzione e lavorazione di un prodotto in Serbia, non solo ha l’opportunità di avvicinarsi ai mercati dell’Est Europa, ma non paga i dazi grazie ad un accordo commerciale siglato tra Serbia, Russia, Turchia e Bielorussia. «In Serbia – ha continuato Vescovini – c’è un’enorme volontà di venire incontro alle esigenze di un’azienda che si insedia in quel territorio. Non a caso, per costruire un magazzino a Monfalcone, ho dovuto aspettare cinque anni per ottenere la documentazione integrata ambientale. In Serbia sono stati sufficienti due mesi, nonostante le normative europee siano le stesse». Alla faccia della burocrazia. Vescovini ha poi fatto riferimento specifico alla logistica avanzata. «Per noi – ha detto - è determinante, perché ci ha consentito di saltare un anello della catena distributiva, e quindi di essere più competitivi».
Per abbattere la burocrazia, non è necessario soltanto l’intervento della politica. A volte, basta la volontà degli imprenditori, come ha testimoniato Roberto Arghenini, chief executive officer di Rivalta la città della Logistica (Gruppo Fagioli), secondo il quale «Nella nostra struttura abbiamo introdotto un sistema di trasferimento merci tra il porto e il retro-porto senza l’uso di documenti doganali. Un percorso possibile grazie alla buona volontà dell’Agenzia delle Entrate, dell’Autorità portuale e degli imprenditori che hanno investito in tecnologia». Proprio la capacità di fare massa può consentire di aggirare i problemi del settore. «La logistica – ha dichiarato Arghenini – è soprattutto ingegneria di processo costante e miglioramento legato a quotidianità, pianificazione e informatizzazione. Ma in Italia si scontra con infrastrutture limitate e vetuste. Per questo, in attesa dei necessari miglioramenti, va potenziato quello che già esiste e, in tal senso, si inserisce lo shuttle train che abbiamo attivato con il porto di Genova. Un’azione per cui non sono state necessarie autorizzazioni particolari, ma soltanto la volontà di migliorare da parte del management aziendale che gestisce Rivalta». Arghenini è stato infine sollecitato a fare un confronto tra la situazione del “suo” Nord-Ovest con quella del Nord-Est. «Voi avete più vivacità imprenditoriale – ha chiosato – noi siamo favoriti, per ragioni storiche, dal punto di vista delle infrastrutture».
Roberto Grandinetti, ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Padova, ha parlato dell’esperienza dei Kibs, i knowledge-intensive business services, cioè i produttori di servizi ad alto contenuto di conoscenza. «Poiché un servizio (di qualsiasi tipo) consiste sostanzialmente nella relazione tra un fornitore e un cliente – ha chiarito Grandinetti – i Kibs veicolano il trasferimento di conoscenza tra le due parti, offrendo un servizio complessivo».
Il collega Alessandro Persona, direttore della Summer school dell’Università di Padova, ha dato il suo significato al titolo del forum, “Dalla project logistics alla business logistics”. «La logistica non è più attività senza valore aggiunto, marginale, ma sta diventando un’attività con valore aggiunto, fattore competitivo per le aziende. E’ integrazione per il controllo dei costi, dei tempi, del livello dei servizi». Per Persona la logistica sta diventando un fattore per aumentare l’efficienza di un’impresa.
Il sociologo economista Giovanni Carlini ha cercato di destrutturare gli interventi di chi l’ha preceduto, facendo emergere l’importanza dell’essere umano e della persona nell’economia. «I problemi economici – ha affermato – non possono essere affrontati tenendo conto soltanto degli aspetti economici di una situazione o di un mercato. Non considerare gli aspetti culturali e le persone che esistono in un certo territorio, vuol dire non capire come introdursi nei diversi mercati». Un errore che è stato fatto dai Paesi europei nell’ambito della globalizzazione, quando hanno cercato di vendere dovunque lo stesso prodotto. Particolarmente apprezzato l’intervento di Carlini, che ha scioccato l’uditorio offrendo un punto di vista non allineato, originale e per certi versi coraggioso, molto in risonanza con l’intento di Modulblok di non volere per l’occasione un incontro rituale o di maniera.
Dagli imprenditori presenti, è arrivata una precisa richiesta rivolta alla politica: consentire a chi si occupa della movimentazione delle merci, di poterle trasportare in tempi più brevi possibile. Sulla questione si è espresso l’assessore regionale Riccardo Riccardi. «Il grande tema strategico per il Friuli Venezia Giulia non riguarda solo la realizzazione del Corridoio 5, ma è in realtà la penetrazione e lo scavalcamento delle Alpi. Questa Regione – ha chiarito l’assessore – deve diventare un hub del sud Europa». Al di là della realizzazione di nuove opere, Riccardi ha indicato nella migliore utilizzazione di quelle esistenti il tema più urgente. «La ferrovia Pontebbana, ad esempio, che è utilizzata al 25 per cento, oppure il porto di Trieste, in cui solo la metà dei contenitori movimentati viene portata su ferro». Per quanto riguarda gli investimenti fatti nel settore delle infrastrutture, Riccardi ha ricordato che in tre anni sono stati avviati 600 milioni di cantieri per la costruzione della Terza Corsia della A4, annunciando che se saranno superate in breve tempo le difficoltà legate alle garanzie da dare al sistema bancario e alla scadenza della concessione «la Regione è pronta a firmare per altri 700 milioni di cantieri in altri due lotti».
In definitiva il forum ha espresso il suo vero intento, non già offrendo soluzioni o banali proposte, ma evidenziando e dando testimonianza di quello che è stato fatto e si può fare in un campo così complesso, porgendo suggerimenti e idee ma soprattutto “provocando” l’incubazione di spunti e riflessioni: la parola, “il logos” è, in definitiva, lo strumento “sacro” (da rivalutare in un corretto uso) per la libera circolazione delle idee. Modulblok, sulla scorta di questo che considera un successo, si è impegnata a riproporre il format.

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