22/10/2012

Un libro su presente e futuro della nostra logistica

L’Italia, per la sua posizione geografica, è al centro dei grandi flussi di interscambio delle merci su scala globale, ma non riesce ad intercettare neanche i traffici destinati al proprio territorio per l’inefficienza del sistema logistico, che avrebbe bisogno invece di una seria politica di investimento e di sviluppo. È la tesi centrale del libro di Bartolomeo Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti, presidente della Consulta nazionale per l’autotrasporto e la logistica e principale protagonista della redazione del nuovo Piano nazionale della logistica 2012-2020, che porta il titolo “Logistica e Trasporti motore di sviluppo per il cambio di passo del Paese", contiene una prefazione di Gianni Letta e interviste realizzate da Deborah Appolloni e Umberto Cutolo, presentato di recente a Roma. Il libro di Giachino può essere considerato una premessa per un programma di lavoro nella prossima legislatura su un tema, quello della logistica e dei trasporti, spesso ignorato dalle cronache e dall’opinione pubblica salvo accendere i riflettori quando è in arrivo un blocco dei Tir. Un settore che invece rappresenta un’importante carta per un Paese che voglia ritornare a crescere di più. Se si pensa che, secondo l’Ocse, tutti i provvedimenti presi dal Governo dei tecnici in questi 11 mesi di lavoro potranno dare una spinta aggiuntiva alla nostra economia di 0,4 punti all’anno per i prossimi dieci anni, si capisce che c’è bisogno di altro per ritornare a un ritmo di crescita utile a diminuire il peso del debito pubblico e a creare nuovi posti di lavoro. Nel libro l’ex sottosegretario spiega diffusamente come, applicando il Piano nazionale della logistica, frutto del lavoro della Consulta dell’autotrasporto e dei tanti esperti consultati, l’Italia possa avere la possibilità di accrescere la propria competitività e aumentare la crescita, creando nuovi posti di lavoro per i giovani e per chi è ai margini del processo produttivo I Paesi che negli ultimi anni sono cresciuti di più dispongono di un sistema logistico efficiente che oltre a rendere più competitivo il sistema produttivo è un driver di sviluppo. Oggi la logistica italiana, nonostante il Paese disponga di una ventina di porti importanti, è gravata da una serie di inefficienze (dai tempi dei controlli nei porti all’insufficiente collegamento tra i porti e la rete ferroviaria, la carenza di infrastrutture di trasporto e relativa congestione del traffico che rallentano la velocità commerciale dei mezzi ecc.) che incidono sul costo di produzione di un 12,5-15 per cento in più rispetto alla Germania. Queste inefficienze oltre a rendere meno competitiva la nostra economia dirottano una parte dei traffici sui porti del Nord Europa e questo sottrae all’economia del nostro Paese tasse portuali, iva e lavoro logistico e trasportistico, e quindi possibili percentuali di crescita del Prodotto interno lordo. Il libro documenta, ad esempio – con uno studio del Politecnico di Torino – come le importazioni piemontesi via mare usino per il 65% i porti del Nord Europa, mentre solo l’1% delle esportazioni piemontesi usino i porti italiani. Secondo le tesi espresse da Giachino, nell’attesa che si costruiscano le nuove arterie dello sviluppo, dalla Tav, alla Genova-Rotterdam, al Corridoio 1 e al corridoio adriatico-baltico, occorre lavorare sull'efficienza logistica dell'Italia che finalmente ha le condizioni per diventare la porta privilegiata dei traffici via mare per l’Europa del sud verso il Medio Oriente, l’Africa e il Sud America. Nel libro si evidenzia come Zigmunt Bauman preveda un futuro nel quale i flussi si contrapporranno agli Stati nazione. L’Italia – osserva Giachino – per la sua posizione geografica è in mezzo ai flussi: oggi – è la tesi dell’autore – a causa della nostra inefficienza logistica dai flussi prendiamo meno di quanto dovremmo. Se si realizza il Piano nazionale della logistica, invece, dai flussi, che sono destinati ad aumentate, potremmo trarre un contributo importante) per la maggiore crescita economica ed occupazionale in quanto la logistica é un settore labour intensive. Il modello è la Germania che alla logistica ha creduto una ventina d’anni fa e oggi attraverso le sue grandi infrastrutture e alla sua efficienza svolge insieme all’Olanda il ruolo di hub per le merci da e per l’Europa. Il nostro Paese deve giocare la sua partita. Anche perché la Germania nella logistica occupa 2,6 milioni di persone, mentre l’Italia che ne occupa a malapena 1 milione, avendo così margini importanti di crescita che sarebbe un delitto perdere. Ecco perché – sostiene l’ex sottosegretario – la politica e i media devono considerare di più la logistica e i trasporti come importante motore di sviluppo. Nel libro si documenta come Cavour, mentre univa politicamente il Paese, ne disegnava il reticolo di infrastrutture ferroviarie interne e internazionali che ne avrebbero segnato il futuro economico. Prima della costruzione del traforo del Frejus nell’800 l’Italia aveva un terzo del reddito della Francia e il triplo di analfabetismo rispetto all’Inghilterra. Secondo l’autore, Cavour e Zigmunt Bauman sono l’alfa e l’omega di una strategia di sviluppo per un Paese che, a causa del maggior costo dell’energia, della inefficienza logistica, del peso della burocrazia e della diminuita produttività nel manifatturiero, negli ultimi anni è precipitata nel livello di crescita agli ultimi posti d’Europa e che, invece, migliorando l’efficienza dei controlli doganali nei porti, lavorando sulla distribuzione urbana delle merci, incentivando il franco destino e la telematica applicata ai trasporti (sviluppando la piattaforma telematica nazionale di Uirnet), può realizzare un’autentica inversione di tendenza nel settore. Temi centrali del libro di Giachino sono i porti, la modalità ferroviaria, le autostrade del mare e la politica industriale per l’autotrasporto italiano e la realizzazione di una piattaforma telematica nazionale che consenta di collegare i porti e gli interporti ai tir per ridurre congestionamento del traffico, tempi di attesa al carico e allo scarico della merce. Tutto questo lavoro si dovrebbe portare avanti anche utilizzando la pace sociale con l’autotrasporto che Giachino aveva ottenuto durante la sua gestione, e che il Governo attuale (che ha subito a gennaio un blocco dei tir costato al Paese almeno tre miliardi di euro) non deve assolutamente perdere perché con il Piano ci sarà più lavoro logistico e trasportistico e con la domanda alta sarà più facile ristrutturare il settore più problematico del Paese. Infine, nel libro vi è un estratto della ricerca del team dei costi del non fare della Bocconi che stima per il Paese, se non si faranno le infrastrutture e gli interventi logistici previsti dal Piano, un costo al 2020 di oltre 270 miliardi di euro.
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