26/03/2012
Il titolo del convegno organizzato di recente dal Propeller Club di Milano è impegnativo: “Genova e Milano, connubio possibile". Qualcuno ha fatto notare che connubio è sinonimo di matrimonio, ma forse i tempi non sono ancora maturi. La volontà di mettere su casa insieme è tanta e i partecipanti al "forum" (organizzato dal Propeller Club port of Milan) hanno dimostrato le loro buone intenzioni acciocché il matrimonio riesca. Ma i problemi restano altrettanti, dalle "solite" dogane che non funzionano, alla "solita" troppa burocrazia che attanaglia le aziende, ai "soliti" troppi interessi che gravitano intorno al porto e che continuano a mettere gli uni contro gli altri. La proposta giusta l'ha fatta Luigi , il presidente dell'autorità portuale di Genova: il porto deve diventare una "SpA" dove tutti gli operatori (piloti, ormeggiatori, terminalisti, gruisti, spedizionieri, agenti marittimi, compagnie di navigazione) devono essere soci, così da condividere il fine primario che deve essere la crescita del porto e non la coltivazione del proprio singolo orticello. Coinvolgendo nel progetto anche gli operatori dell'hinterland (non solo milanese). Ma lo sappiamo che le società sono belle dispari e tre soci sono già troppi, per cui situazione non è di facile attuazione. Ai posteri l'ardua sentenza. Alessandro Zanetta, amministratore delegato di CMA-CGM Italia ha detto che il connubio Milano/Genova è un matrimonio quasi obbligato, le alternative ci sono, ma sono limitate a pochi porti. Il punto è capire se da questo matrimonio può nascere un prodotto valido, tale da giustificare la forzatura del connubio. Su questo abbiamo qualche dubbio: da sempre la portualità è vista come un problema locale, spesso per assecondare un ulteriore controllo da parte della politica e quindi senza una visione delle opportunità che potrebbero scaturire se i porti fossero gestiti con una maggiore autonomia. Nei porti Italiani quasi tutte le operazioni sono ancora soggette a monopoli, questo non aiuta il miglioramento operativo e, mancando la concorrenze, non possiamo nemmeno sperare in una riduzione dei costi. Eugenio Muzio, esperto di trasporti ferroviari, ha raccontato come, dal punto di vista del trasporto ferroviario, storicamente il connubio sia una realtà da quasi 150 anni. Dobbiamo essere grati ai nostri padri che già allora compresero con grande lungimiranza la valenza del trasporto ferroviario per l’inoltro delle merci in pianura padana e viceversa. Altrettanto fu fatto in epoca successiva sul piano stradale con la realizzazione della Camionale e successive evoluzioni. Con l’avvento della rivoluzione marittima del container logica avrebbe richiesto un’ulteriore spinta per il trasporto su ferro. Purtroppo così non è stato e questo traffico sempre più è stato servito dalla strada con ovvie problematiche e limitazioni. Finalmente le coscienze politiche e imprenditoriali si sono svegliate e sembra che il Terzo Valico diventi una realtà. Di per se stesso non basta. Occorre rivisitare la linea e le sue prestazioni da Genova al confine con la Svizzera per offrire al mercato treni da 2000 tonnellate e 750 metri di lunghezza. Infine occorre dotare la pianura padana di una rete di impianti intermodali che in modo funzionale facciano da retro porto a Genova.
Ed eccoci al discorso del Presidente del Propeller Club port of Milan, Riccardo Fuochi. "Vogliamo parlare di una nuova storia che affonda le radici nel passato – ha detto Fuochi - Fin dalla fine del XIX secolo si parla infatti del famoso “triangolo industriale" che indica l'area fortemente industrializzata e attiva del nord-ovest con vertici nelle città di Torino, Milano e Genova e dove ha preso piede l'industrializzazione dell'economia italiana su grande scala, concentrando la maggior parte dell'offerta di lavoro e di produzione. Oggi in un mondo globalizzato con scenari diversi ed in tempi non facili si sente, ancora più forte, il bisogno di unire le forze, fare sinergie e fare sistema. Il Propeller da sempre si è reso interprete di questa necessità e l’amico Mariano Maresca ha incessantemente lavorato con grande passione e grandi risultati per costruire un luogo dove tutti i protagonisti dello shipping possano confrontarsi, scambiarsi idee e collaborazioni e costruire relazioni umane, ancora prima che di lavoro. Per noi che lavoriamo con le merci e i mercati di tutto il mondo, l’idea di un alleanza con Genova è una cosa che avvertiamo da sempre ed é per questo che il concetto MiNova lanciato dal Presidente Merlo a dicembre 2011 sull’integrazione fra le due città ci ha colpito ed affascinato. Non è solo la vicinanza fisica a spingere nella direzione dell`intesa, quanto la convinzione che soltanto un patto di collaborazione forte può renderci competitivi rispetto al Nord Europa. A sostegno di questa idea ci sono infatti i numeri: l’export milanese è dell’ordine di 48 milioni di tonnellate e di queste ben 38 prendono la via del mare. Di questi 38 addirittura 30 milioni utilizzano il porto di Genova per arrivare nei mercati finali. Attualmente Genova movimenta circa due milioni di container e questa cifra potrebbe quadruplicare con nuove infrastrutture con un forte impatto sulla logistica nazionale che come tutti ben sappiamo è un'industria in grado di produrre nuovi posti di lavoro ed incrementare in maniera sensibile il PIL. Per raggiungere questo obiettivo è strategica l’alta velocità, in modo da far sì che le due aree si possano saldare e realizzare una macrocittà del mare e delle merci, seguendo il modello delle integrazioni in chiave portuale come sta avvenendo a Parigi con la creazione di un canale navigabile fino al porto di Le Havre".
Paolo Federici
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