02/01/2015
I segnali che continuano a giungere dai consumi domestici delle famiglie italiane concedono ben poco spazio all’ottimismo: ad agosto 2014 tali indicatori hanno mostrato una diminuzione del 3,7% sull’anno, che si è tradotta, per una famiglia media, in una contrazione della spesa alimentare di ben 207 euro nell’ultimo anno.
Sei italiani su dieci hanno ridotto gli acquisti alimentari, per un totale di 15,4 milioni di famiglie; in tale contesto oltre 12,3 milioni di famiglie di fronte alla crisi hanno deciso di ridimensionare gli sprechi nei propri consumi alimentari (48,1%).
Non sorprende quindi che al vertice dei fattori che, secondo gli italiani, determinano la loro dieta ci siano la ricerca della qualità e della genuinità (45,4%) e i prezzi (39,1%); a seguire si trovano i gusti, mangiare quel che piace (il 35,9%) e la voglia di alimenti salutari (28,4%).
All’interno di questo variegato panorama il settore degli alimenti surgelati ha mostrato interessanti segnali di tenuta, evidenziando nel contempo nuovi slanci da parte di alcune categorie di alimenti negli ultimi anni molto penalizzate.
Al di là dei movimenti sui diversi segmenti di cui si compone il settore dei prodotti sottozero va evidenziata una generale ripresa delle referenze a più alto contenuto di servizio.
Ecco allora la più forte domanda di vegetali preparati, che hanno ripreso quota spinti dalla necessità del consumatore di poter contare in tempi brevi su pietanze in grado di soddisfare esigenze nutrizionali, salutistiche ma anche di semplice gratificazione.
I prodotti ittici panati hanno evidenziato aumenti interessanti, a riprova del fatto che il consumatore ricerca referenze accattivanti e gustose, ma anche subito pronte senza sprechi di tempo.
Le pizze, da lungo tempo in trend positivo, hanno visto uno scatto delle referenze di maggiori dimensioni, che ben si prestano al ruolo di piatto unico, personalizzabile e ad un prezzo decisamente concorrenziale rispetto ad altre offerte.
In questa generale tendenza alla rivalutazione dei prodotti a più alto contenuto di servizio, va segnalata la performance dei piatti ricettati ed in particolare dei secondi; ciò segnala un insopprimibile bisogno del consumatore moderno a ricercare prodotti salva tempo, dal profilo moderno e gustoso in grado di offrire una buona qualità globale. E tale tendenza è in costante crescita nell’intero continente europeo.
Le aziende italiane più rappresentative del settore hanno dimostrato di saper intercettare tali esigenze del consumatore; un’innovazione diffusa ha interessato i segmenti maggiormente coinvolti in questi recuperi di domanda.
Un’offerta promozionale fortemente orientata al soddisfacimento di tali bisogni ha completato il quadro, permettendo un deciso contenimento della spesa per l’acquisto di queste referenze di punta.
E se tutte le analisi indicano nel contenimento degli sprechi (anche se in buona parte per necessità) una delle tendenze maggiormente in atto presso il consumatore italiano, è appena il caso di ricordare che il settore degli alimenti surgelati è uno dei più virtuosi su questo versante.
Recenti ricerche della Sheffield Hallam University hanno evidenziato che il 42% degli sprechi si verifica a livello domestico; la maggior parte del cibo gettato finisce direttamente dal frigorifero o dalla tavola nel cassonetto dell’immondizia perché non consumato entro la data di scadenza oppure perché cucinato in quantità eccessive. Tali studi hanno dimostrato che il consumo domestico di prodotti surgelati può invece abbattere del 47% gli sprechi.
I motivi sono semplici: il prolungamento della durata di conservazione dei surgelati offre maggiori possibilità ai consumatori di fruire degli alimenti prima che si deteriorino; inoltre i surgelati permettono un maggior controllo delle porzioni: ciascuno può preparare solamente la giusta quantità di cui ha bisogno, mettendo da parte il resto senza preoccuparsi di cucinare tutto per finire gli alimenti vicini alla data di scadenza.
In più si riducono gli sprechi anche nella catena di approvvigionamento: è stato calcolato che su un chilo di piselli freschi solo 400 grammi raggiungono il supermercato, mentre con la surgelazione, che consente di iniziare a conservare gli ortaggi pochissime ore dopo la raccolta, si arriva fino a 700 grammi.
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