23/07/2012

Porto vecchio di Trieste: istituzioni e concessionari a confronto per farlo ripartire

Si è tenuto sotto una buona stella il workshop sul porto vecchio di Trieste, dal momento che proprio durante il suo svolgimento è stata registrata dalla Corte dei Conti la delibera del Cipe che finanzia la piattaforma logistica, proprio mentre gli attori del riuso del porto vecchio erano riuniti per fare il punto sulle concessioni. Verificare i passi fatti e stabilire quanto verrà fatto entro l’anno in corso: il presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Marina Monassi, ha voluto mettere a confronto i concessionari del porto vecchio e le Istituzioni competenti. La centrale idrodinamica del porto vecchio ha fatto infatti da cornice a questo importante workshop a porte chiuse, che ha visto coinvolte le istituzioni e gli imprenditori del territorio. Ne è uscito un forte impegno formale, un protocollo sottoposto a tutti gli attori pubblici e ai concessionari che stabilisce una serie di priorità e innanzitutto, ha rilevato Monassi "la condivisione unanime di chiedere al Governo italiano, in questo momento di crisi, non finanziamenti ma quanto a noi già spettante per lasciarci lavorare e crescere. Con le amministrazioni quest’oggi abbiamo fissato un cronoprogramma e già martedì ci si ritrova per lavorare assieme". A Prefettura, Regione Friuli Venezia Giulia, Comune, Provincia e Camera di Commercio di Trieste, Autorità Portuale, Portocittà Spa e Greensisam Spa l’Apt ha sottoposto un documento in cui si chiede, tra le altre cose, anche l’attuazione completa del punto 12 dell’art.6 della legge 28 gennaio n.84, affinché sia effettivo un regime di accisa e di tributi doganali coerenti con la norma internazionale e di immediato rilievo anche ai fini di attuazione del porto vecchio e sul regime delle accise relativamente all’attività di trasformazione e ri-esportazione. Contenuti del protocollo che, peraltro, tutte le Istituzioni hanno già sostenuto nelle loro dichiarazioni. Il porto vecchio di Trieste si sviluppa su una superficie di quasi 700.000 metri quadrati (l’estensione della Città del Vaticano a Roma) con volumi di oltre un milione di metri cubi di edifici e magazzini di grandissimo pregio architettonico, allineati lungo uno dei waterfront più straordinari d’Europa. Negli ultimi quindici anni il porto vecchio è stato caratterizzato da una profonda trasformazione. Le attività portuali che si sviluppavano in tale ambito si sono ridotte progressivamente in modo considerevole, trasferite nelle maggior parte dei casi in altre zone portuali dotate di infrastrutture più idonee all’operatività. Infatti la maggior parte dei magazzini del Porto Vecchio, pur di grande interesse storico/monumentale, sono del tutto inadeguati dal punto di vista operativo. Ulteriore motivo che ha portato alla migrazione delle attività è rappresentato dalla mancanza di collegamenti ferroviari e stradali alle principali arterie di scorrimento. In netta controtendenza operativa è invece la concessione dell’Adria Terminal che opera sfruttando maggiormente i collegamenti marittimi sia in fase di sbarco che di reimbarco delle merci (piccolo cabotaggio) e che ha raggiunto notevoli risultati (circa un milione di tonnellate annue) principalmente nella movimentazione delle merci riferite al settore dei prodotti metallici (bramme di acciaio e metalli non ferrosi).

Altra realtà importante è quella del molo IV dedicato, a seguito della ristrutturazione del magazzino 1, ai collegamenti marittimi regionali ed in generale alle attività del terminal passeggeri. In ragione della necessità di riconvertire l’area del porto vecchio e trovare un utilizzo al suo pregevole patrimonio di archeologia industriale è stata elaborata e approvata già nel 2008 la variante al Piano Regolatore Portuale per l’ambito del porto vecchio che prevede di insediare in tale area oltre le attività di tipo portuale commerciale già esistenti anche quelle di portualità allargata, quali la nautica da diporto e servizi annessi, l’attività direzionale, commerciale ricettiva ed espositiva. Prima dell’approvazione della variante erano già stati fatti alcuni studi sull’area tra i quali il più noto è quello elaborato sotto la supervisione di Norman Foster, con il sostegno della Fondazione CrTrieste. Il masterplan di Norman Foster prevedeva nell’area del porto vecchio sostanzialmente due macro zone: - la prima di parco urbano in corrispondenza del terrapieno di Barcola e della attuale zona dei bagni marini; - la seconda di area urbana di riva in corrispondenza della parte di porto vecchio più vicina alla città. Il progetto su cui è stata rilasciata la concessione al gruppo Maltauro, Rizzani de Eccher e Sinloc prevede nella zona del terrapieno di Barcola la bonifica e successiva riconversione del terrapieno medesimo attraverso lo strumento del concorso di progettazione secondo linee guida dettate dal piano regolatore portuale. Le attività previste sono quelle dei servizi al diporto, il commerciale, il direzionale. In corrispondenza invece dell’area data in concessione alla Greensisam il Piano Regolatore Portuale prevede come attività principale la direzionale con funzioni ammesse anche la commerciale, la ricettiva e i parcheggi. In questa area non sono rilevabili significative differenze con il piano Foster. Dal sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, "piena condivisione dello spirito di questo incontro ovvero pieno sostegno a tutte iniziative e passaggi di ordine amministrativo necessari. E’ evidente come quest’area sia la più importante rigenerazione di area fronte mare in tutta Europa. E’ una grande opportunità di investimento per uscire dalla crisi. Come istituzioni dobbiamo fare tutto il possibile per agevolare l’avvio delle iniziative economiche, chiedendo anche agli imprenditori uno sforzo. Ci sono funzioni e attività per cui il punto franco è un’occasione, mentre vi sono anche prospettive di punto franco che possono essere una barriera: lo stesso va quindi usato dove serve e spostato dove può essere un ostacolo. Non vedo difficoltà per addivenire a una scelta su dove usarlo o meno". L’assessore regionale Sandra Savino nel portare il saluto del presidente Renzo Tondo, ha rilevato quanto "sia importante questo incontro e quanto la Regioni valuti importante dare impulso agli investimenti delle imprese, facendo girare l’economia e qui, per la prima volta in modo trasversale può essere fatto, con la condivisione di tutte le nostre amministrazioni. Non c’è tempo per impostazioni e prese di posizione politiche autonome. Nel porto vecchio vanno previsti anche insediamenti che possano aiutare l’occupazione".

Anche per l’assessore provinciale Mariella Magistri de Francesco "in questo momento non c’è più tempo, dobbiamo fare ciascuno la sua parte, guardare a un utilizzo del Punto Franco in maniera versatile, con lo sviluppo delineato dagli investitori che fornisca le linee per lo sviluppo". Il presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, da parte sua ha rilevato quanto "questo sia un momento importante, fondamentale, per la partenza del riuso del porto vecchio, ma anche per la ridefinizione di una strategia di sviluppo economico collegata ai punti franchi. E finalmente si sta sbloccando il riuso ti tale porto. Rizzani de Eccher e Maltauro contribuiscono al progetto con la loro grande esperienza nel campo dell'edilizia e delle infrastrutture, mentre Sinloc e il Gruppo Intesa San Paolo (con BIIS - Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo - e la Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia) ne garantiscono la solidità gestionale e finanziaria. Dall’altra parte il progetto Greensisam con alle spalle il gruppo taiwanese Evergreen. Alla cordata di imprenditori la Camera di Commercio e le associazioni di categoria che rappresenta chiede che in un simile investimento veda attori primari le imprese e i lavoratori della provincia e della regione. Tutti assieme per crescere è sempre stato il leit motiv del mio modo di agire e operare. Attività nel settore yachting potrebbero avere un grande sviluppo. Questa sarà una Trieste2, che dovrà essere animata, che diventi un forte attrattore, con attività anche ludiche per i giovani. La Camera di Commercio sta lavorando al progetto del World Trade Center che anche il porto vecchio potrebbe trovare la sua collocazione se gli imprenditori lo riterranno opportuno". Alfonso Maria Rossi Brigante, presidente dell’Istituto di cultura marittimo portuale ha sottolineato quanto "l’incontro che servirà a puntualizzare lo stato dei progetti, ricordando che dopo la centrale idrodinamica sia in fase di ristrutturazione la contro stazione elettrica". Claudio de Eccher ha dato una visione di come sogna possa diventare l'area del porto vecchio, quella attualmente in concessione a Greensisam e a Portocittà Spa. "Porto e porto vecchio possono costituire il motore ‘del rilancio’ di Trieste – ha affermato – e ci si può ispirare a molte città che hanno saputo valorizzare il loro waterfront anche riconvertendo strutture portuali esistenti. Cito ad esempio Cape Town, Barcellona, San Francisco, Vancouver Sydney e Amburgo. Il mio sogno è di trasformare il terrapieno da Barcola fino al molo 0 (ovvero fino all’inizio della parte monumentale) in un giardino sul mare, con piste ciclabili, piscine, strutture sportive dove realizzare residenze di alta qualità, rivolte anche come seconde case alla clientela anche straniera (ciò è già successo a Portopiccolo). Un verde e un affaccio al mare disponibile anche per i Triestini. Con riferimento alla parte monumentale invece l’obiettivo è di svilupparla con i contenuti che arrivano dal territorio andando a valorizzare i tesori nel campo della cultura, della ricerca e dell’innovazione presenti a Trieste. Immagino inoltre, se percorribili, a incentivi fiscali su specifici business, alla green economy, alla ricerca (con spin-off industriali), all'innovazione e all’industria dello yachting (come a porto Montenegro). Incentivi fiscali che potrebbero in parte sopperire alla mancanza di fondi statali sull’operazione di porto vecchio così come è avvenuto nelle più importanti operazioni di riqualificazione urbana avvenute in Italia e in Europa".

Il direttore di Portocittà Spa, Corrado De Francisco, dopo aver presentato un sintetico inquadramento del progetto e i relativi numeri ha illustrato le attività in corso e i prossimi passi, che porteranno alla cantierizzazione del primo lotto di intervento . De Francisco ha anche chiesto "la necessità di avere dalla Soprintendenza quella disponibilità a trovare le soluzioni idonee per partire con le prime attività". "Il nostro progetto – ha riferito Pierluigi Maneschi, presidente di Italia marittima e della società Greensisam, concessionaria di una parte del porto vecchio - ormai è definito, anche se manca sempre qualcosa per partire. In Italia è sempre difficile fare impresa. Dobbiamo realizzare quello che chiede il mercato, offrendo realizzazioni migliori degli altri. Progetti con una logica adeguata alla sua collocazione. Si deve fare qualcosa di nuovo nell’antico, pensando all’estetitca: è necessario stupire. Non si può spendere se non si fanno strutture che attirano. Dobbiamo avere la certezza del diritto con interpretazioni uniformi da parte delle soprintendenze". Vittorio Sgarbi ha condiviso l’annotazione di Maneschi in merito la necessità di una interpretazione univoca da parte delle soprintendenze. Fabio Assanti, architetto del progetto di Greensisam ha informato come si sia arrivati all’accordo Stato-Regione e come sia in avanzata fase di trattiva con un soggetto che si presta a cantierare il primo magazzino sul fronte mare. "Dopo grandi fatiche - ha dettoi Assanto - siamo arrivati a un momento che è problematico per il reperimento delle risorse. I vincoli devono essere visti come opportunità e non come barriere. Vorremmo contare su questo spirito per il futuro". Giangiacomo Martines, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, ricordando gli interventi di de Eccher e De Francisco hanno prospettato un futuro fantastico del porto vecchio che non pare in contrasto con la tutela. Il magazzino 26, la centrale, la sottostazione, la palazzina della Fondazione e il magazzino sul molo 4 sono 5 esempi di grande finezza e qualità di intervento. A trarre le conclusioni Alessandro Giacchetti, prefetto di Trieste e commissario del Governo nella regione Friuli Venezia Giulia riferendosi all’immagine dei macchinari della centrale idrodinamica simbolo dell’evento odierno ha detto che guarda con piacere a questo "motore, quale simbolo del movimento, che si pone in antitesi all’immobilismo che ha connotato il porto vecchio fino ad adesso. Una cosa che mi ha colpito è stato il feticismo rispetto al Porto Vecchio, come se si trattasse di un tabù solo parlarne. Grazie al cielo la sentenza del Consiglio di Stato confermando la sentenza del Tar sul Porto Vecchio in termini di competenza sulla dislocazione territoriale ha aperto un varco a nuove possibilità interpretative. Vi è poi la risoluzione commissione esteri della Camera dei Deputati che ha impegnato il Governo a dare una interpretazione definitiva al trattato relativo ai punti franchi del porto di Trieste. Considero questo un base di partenza fondamentale".
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