12/11/2014
L’edizione 2014 del barometro mondiale dei furti nel retail, promosso da un fondo indipendente di Checkpoint Systems, Inc. e condotto da The Smart Cube, in collaborazione con Ernie Deyle, analista della prevenzione delle perdite nel retail, rivela che il costo delle differenze inventariali è stato di oltre 96 miliardi di euro a livello globale. Queste perdite, che includono i furti a opera dei clienti, della criminalità organizzata, dei dipendenti, le frodi dei fornitori e gli errori amministrativi, hanno rappresentato, in media, una percentuale pari all'1,29% delle vendite Retail.
I dati sono stati raccolti nel corso di approfondite interviste telefoniche e on-line condotte in 24 paesi con 222 operatori, che hanno generato complessivamente 560 miliardi di euro di vendite nel 2013.
Secondo l’edizione 2014 del barometro, le differenze inventariali sono in lieve calo in molti Paesi: questi dati positivi sono da attribuire, da un lato alla maggiore attenzione verso i metodi di prevenzione delle perdite e dall’altro alle prospettive economiche leggermente migliorate, specialmente nel Nord America. Inoltre, i Paesi come l’Italia, che presentano minori differenze inventariali, sono quelli in cui gli investimenti in prevenzione sono aumentati. Percentuali più basse si sono anche registrate in Norvegia (0,83%), Giappone e Regno Unito (0,97%) e le più alte in Cina (1,53%) e Messico (1,70%), per un aumento del costo dei furti, in Europa, che varia da + 14 a + 180 euro a persona.
In Italia le differenze inventariali sono in diminuzione rispetto all’anno scorso, attestandosi all’1,09% delle vendite, per un valore pari a 3,1 miliardi di euro di perdite annue per gli esercenti ed una maggiore spesa, di circa 94 euro a persona.
In specifico, lo studio evidenzia come nel nostro Paese oltre il 75 % delle differenze inventariali siano da attribuirsi ai furti, compiuti dai clienti per un 53,4% e dai dipendenti per il 22%. Seguono gli errori amministrativi (16,3%) e le frodi da parte dei fornitori (8,3%).
L’Italia spicca come una delle nazioni in cui gli investimenti in prevenzione sono aumentati, arrivando a oltre 2,5 miliardi di euro nell’ultimo anno, valore che pone il nostro Paese nella classifica dei più virtuosi in quanto a rapporto tra differenze inventariali e spesa in prevenzione delle perdite.
In specifico, in Italia è cresciuta molto anche l’etichettatura alla fonte, in particolare tra i retailer del settore alimentare, generando un risparmio considerevole e, inoltre, il 42% degli intervistati dichiara di avere in programma l'aumento del numero di referenze (sku) protette.
Lo studio sul costo dei furti e sulla disponibilità della merce conferma che gli articoli più rubati, in Italia e nel resto d’Europa, sono quelli più facili da nascondere e da rivendere e che i settori maggiormente colpiti sono l’Alimentare, con vini e superalcolici al primo posto, seguiti da carne fresca e formaggi, il Fashion, dove i prodotti più a rischio sono giubbotti in pelle, calzature ed accessori moda, mentre per l’health&beauty, sono, in ordine, i prodotti per il trucco, le creme per il viso e le lamette. Infine gli I-Phone, smartphone e videogames continuano ad essere tra i prodotti globalmente più rubati.
Quasi il 65 % dei taccheggiatori ha un’età compresa tra i 18 e 45 anni a livello mondo, mentre in Italia la fascia si concentra tra i 30 e 45 anni. Infine, evidenzia che i furti da parte dei clienti sono effettuati soprattutto nei negozi specializzati in prodotti di bellezza ed alimentari, principalmente superstore e discount, mentre quelli ad opera dei dipendenti si verificano soprattutto nei negozi di elettronica e di articoli sportivi.
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