Milano ha di recente ospitato l’incontro “La Logistica di tutti i giorni”, ideato da ManHandWork, organizzato da Il Sole 24 Ore e patrocinato da Assologistica. L’evento - che ha visto la presenza di circa 500 partecipanti - è stato occasione per analizzare le dinamiche proprie della logistica nazionale dal punto di vista del magazzino, focalizzando le criticità che i protagonisti del settore incontrano quotidianamente nel loro operato, mettendo in luce le principali sfide che le aziende devono affrontare per restare competitive e attrarre nuove risorse con competenze sempre maggiori.
Particolari attenzioni sono state riservate al tema della flessibilità richiesta dai clienti, alla risoluzione delle complessità determinate da un eventuale cambio d’appalto e all’individuazione di eventuali possibilità di maggiore collaborazione tra le parti sociali. Tutto questo tenendo conto che il fatturato della contract logistics nel nostro Paese ha raggiunto i 112 miliardi di euro nel 2023 e, nel particolare, il valore del mercato della logistica conto terzi ha toccato i 61,3 miliardi, crescita che si scontra con un’enorme difficoltà nel reperire risorse umane visto che mancano almeno 60mila unità lavorative rispetto all’occorrente, e di conseguenza circa il 75% dei fornitori di servizi logistici opera in condizioni di sottodimensionamento.
I lavori - moderati da Maria Carla De Cesari, caporedattore Norme e Tributi de Il Sole 24 Ore – sono stati aperti da Marco Covarelli, presidente di ManHandWork, che ha dichiarato come ci sia “davvero molto su cui confrontarsi quando si parla di lavoro e contratti nel settore della logistica, tematiche che solitamente nei convegni si tendono a non approfondire, così come succede per le relazioni sindacali. Non passa giorno in Italia in cui non si verifichino blocchi nei magazzini, così come non ne esistono senza scioperi bianchi. Ci sono aziende che scappano letteralmente da questo modello di logistica e sono costrette a delocalizzare. Negli altri settori esistono forme di dialogo anche duro con i sindacati, ma sono caratterizzati da regole precise, e allora perché non possiamo aspettarci altrettanto anche nel nostro ambito? Forse perché in passato abbiamo dovuto fare i conti con troppe zone grigie, appaltatori scorretti e committenti distratti. Ed è proprio su queste criticità che dobbiamo confrontarci per superarle”.
La sessione che è seguita è stata aperta dal presidente di Assologistica, Umberto Ruggerone, che ha voluto sottolineare come “il rinnovo del contratto collettivo anche sul fronte normativo sia da considerarsi fondamentale perché la logistica deve essere un mercato regolato in cui si applica alla lettera il contratto collettivo nazionale di lavoro. Ed è per questo che abbiamo chiesto l’istituzione il prima possibile di un nuovo tavolo di confronto tra Assologistica, Confindustria e Federdistribuzione al ministero delle Imprese del Made in Italy per discutere su come il settore possa diventare più sostenibile anche dal punto di vista delle regole, evitando la logica del massimo ribasso a tutti i costi. Credo che questo possa essere considerato un passo cruciale per l’instaurarsi di un dialogo costruttivo e orientato alla sostenibilità".
Per Ruggerone “il nostro è un settore in continua crescita, impiega oltre un milione di lavoratori e rappresenta una delle colonne portanti del nostro sistema economico; di conseguenza il contratto di lavoro, le norme e i regolamenti debbano evolversi per rispondere alle esigenze moderne, garantendo flessibilità, welfare e inclusività. Noi non siamo solo un costo per le imprese, ma piuttosto la leva di un vero e proprio elemento competitivo, quindi è assolutamente fondamentale superare la logica del massimo ribasso, che spesso porta a compressioni di costi insostenibili e dannose. È per questo che come Assologistica abbiamo messo a punto, insieme ad Adapt (l’associazione senza fini di lucro per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali, fondata da Marco Biagi nel 2000, ndr) un volume esplicativo che propone soluzioni innovative per affrontare queste sfide attraverso la promozione di una logistica moderna e competitiva. Siamo convinti che solo attraverso un confronto aperto e collaborativo tra tutte le parti coinvolte potremo costruire un futuro sostenibile e prospero per la logistica italiana”.
La mattinata di lavori si è conclusa con un ampio e articolato intervento da remoto di Pietro Ichino, attualmente considerato il più accreditato giuslavorista italiano. Sul tema degli appalti Ichino ha voluto sottolineare come “Il controllo sulla filiera degli appalti è un principio in realtà non nuovo, visto che la corresponsabilità solidale tra committente e appaltatore era tema già presente nella legge Biagi del 2003. Ora la novità sta nello strumento che la Procura della Repubblica di Milano ha adottato, cioè quello del commissariamento dell'impresa committente, strumento introdotto nel nostro ordinamento per la lotta alla criminalità organizzata. L'iniziativa è sicuramente animata da una finalità apprezzabile, cioè quella di combattere forme odiose di sfruttamento e anche violazioni del diritto del lavoro, certo è però che il commissariamento rappresenta una forma di espropriazione, sia pure temporanea, che a mio avviso è difficilmente compatibile con il principio di libertà di impresa. Tenuto conto anche del fatto che questo strumento viene usato senza che si arrivi ad alcuna sentenza che accerti l'illecito commesso dall'impresa committente, l'impresa committente è costretta ad applicare lo standard deciso dal pubblico ministero, senza che poi esista alcun controllo giudiziale sulla validità di questo, la congruità di questo standard”. Per questo, ha proseguito il giuslavorista, “non si capisce perché la stessa pagella a punti per la sicurezza introdotta per i cantieri edili non potrebbe valere anche per qualsiasi altra impresa”.
In merito ai blocchi nelle strutture logistiche praticati in alcune forme di lotta sindacale, Ichino ha sottolineato come “una recente sentenza della sezione lavoro del Tribunale di Milano abbia sancito l'illiceità del blocco dei cancelli, chiarendo cosa è il ‘picchetto persuasivo’, cioè il picchetto alle porte dell'azienda finalizzato a persuadere le persone a non entrare. Ma io credo che la volontà di persuadere non debba sfociare nell'impedimento del passaggio delle persone e tantomeno il passaggio degli automezzi in entrata e in uscita. Piuttosto, il blocco ai cancelli si configura non solo come violenza privata nei confronti di chi vuole entrare e viene impedito ad accedere, e addirittura come vero e proprio sequestro di persona quando si impedisce l'uscita dei mezzi. Il Tribunale civile ha chiarito che azioni di questo tipo non hanno niente a che fare con l'esercizio del diritto di sciopero, e quindi sono da considerare prassi illecite. Per questo confido che la Corte d'appello di Milano confermi questa sentenza, che considero giusta e perfettamente in linea con tutto quanto ha espresso la dottrina gius-sindacalistica del nostro Paese negli ultimi cinquant'anni”.
Tiziano Marelli