07/10/2015
Il prestigioso hotel Principe di Savoia di Milano ha ospitato il 5° “Dhl Supply Chain life sciences & healthcare annual day", evento nel corso del quale si presentano idee, news e nuove collaborazioni del 3PL di proprietà delle poste tedesche.
Ad aprire i lavori Vittorio De Amici, vice-president e general manager della divisione “life sciences & healthcare" di DHL che ha ricordato come logististica e gestione della supply chain detengano la percentuale del 19% del fatturato globale di DHL. De Amici ha quindi descritto a grandi linee i nuovi obbiettivi di DHL Supply Chain: si basano su tre parole pilastri. Ovvero Essere focalizzati (Focus) sull’esecuzione a livelli d’alta gamma per il miglioramento delle attività che registrano livelli di performance inferiori, sulla standardizzazione operativa e commerciale; Collegare (Connect) i dipendenti al processo, affinché le funzioni siano efficienti ed efficaci, l’organizzazione coerente e snella a livello mondiale e un cambiamento di cultura e mentalità sia raggiunto; Crescere (Grow) in nuovi segmenti e mercati attraverso l’offerta di nuovi prodotti e servizi, allargare la presenza nei settori e nell’erogazione di prodotti mondiali e garantire un cambiamento geografico.
E’ stata quindi la volta di Nello Martini, direttore ricerca e sviluppo dell’Accademia Nazionale di Medicina. Martini ha illustrato la situazione farmaceutica, medicale e ospedaliera italiana, esprimendo il suo pensiero riguardante il momento delicato e di leggera involuzione dell’Italia. “Farmaceutico non come spesa, ma come crecita", questo il suo monito, nonostante abbia fatto notare un “sforamento" di 4,7 miliardi nella spesa ospedaliera. Una nuova governance sembrerebbe una possibile soluzione ai problemi nostrani, una “linea guida" che cerchi di aumentare la produttività farmaceutica e medicale, senza dimenticare l’efficienza, vero motore di sviluppo. Martini ha quindi fornito alcuni dati, comprendenti costi e numeri di pazienti di alcune terapie mediche. Un esempio riguarda i nuovi farmaci contro il colesterolo (condizione arteriosa un tempo principale responsabile di infarti miocardici mortali, adesso invece ridotta del 60%) i cui costi, in Italia, toccano i 5.000-6.000 euro a paziente per oltre 200.000 pazienti ogni anno (!).
Carlo Favaretti, presidente Eupha (European public health associatio) on section Hta (Health Technology Assessment) ha parlato dell’involuzione del PIL (del 10%), paragonandola a uno scenario post-bellico (dopo la seconda guerra mondiale il PIL aveva subito una caduta del 8%). Questi le sue ricette per una sanità efficiente: garantire la miglior assistenza, massimizzare i benefici sanitari contenendo la spesa e ottimizzare la distribuzione delle risorse. Ma come attuare tutto questo? Cercando, innanzitutto, di limitare i vari sprechi del Sistema Sanitario Nazionale (sovra-utilizzo, frodi, complessità amministrative, sotto-utilizzo, inadeguato coordinamento dell’assistenza). “Sono questi – ha affermato Favaretti - i punti da cui partire, utilizzando una nuova policy, permettendo ai professionisti di analizzare il problema ed eliminare lo spreco". Favaretti ha quindi spiegato cosa sia l’Hta-Health Technology Assessment, un approccio multidimensionale e multidisciplinare che analizza le implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia attraverso la valutazione di più dimensioni, quali l’efficacia, la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo. L’obiettivo è di valutare gli effetti reali e potenziali della tecnologia, sia a priori che durante l’intero ciclo di vita, nonché le conseguenze che l’introduzione o l’esclusione di un intervento ha per il sistema sanitario, l’economia e la società. “Vietato dunque dire ‘si è fatto sempre così’", ha suggerito in conclusione Favaretti.
Pina Putzulu, strategy & innovation director di DHL Supply Chain Italia, ha ricordato come DHL abbia “una grande attenzione globale per la tracciabilità del prodotto, tenendo ben presenti due punti: gestione del rischio e serializzazione". Per quanto riguarda il primo punto, l’operatore si è ben attrezzato, grazie alla certificazione 22301:2012 (certifica la capacità di un'organizzazione di mantenere la fornitura di prodotti e l’erogazione di servizi a livelli accettabili a seguito di un episodio di crisi; ISO 22301 è dunque lo standard internazionale per la gestione della continuità operativa) ottenuta nel periodo tra il 2012 e il 2015. E ancora il 3PL è in possesso della certificazione ISO 13485:2012 (ottenuta nel marzo 2015), applicabile a produttori di dispositivi soggetti a marcatura CE, a fornitori di processi particolari associati alla realizzazione dei dispositivi (sterilizzazione, immagazzinamento, trasporto), ad aziende che distribuiscono e commercializzano prodotti medicali, ad aziende che erogano servizi correlati ai dispositivi (installazione, manutenzione e riparazione, ingegneria clinica). “I nostri magazzini di stoccaggio - ha affermato Putzulu - sono tutti soggetti a certificazione TAPA-Transported Asset Protection Association, associazione per la protezione delle merci destinate al trasporto) che riunisce produttori globali, fornitori di servizi logistici, corrieri espressi, forze di polizia e di sicurezza, enti pubblici e altri stakeholder con l’obiettivo comune di ridurre le perdite nelle catene di fornitura internazionali. La nostra flotta per il trasporto delle merci è composta da numerosissimi bilici blindati, dotati di doppio satellitare, doppio autista per le lunghe distanze con una copertura GPS dell’82% dei veicoli cosiddetti di ultimo miglio". Con oltre 33 milioni di colli movimentati ogni giorno ed oltre 40.000 chilometri di consegne notturne, DHL Supply Chain in associazione con Eurodifarm, punta a un ampliamento della flotta e al conseguimento delle nuove certificazioni TSR (Trucking Security Requirements, requisiti di sicurezza per il trasporto a mezzo autocarri) per autisti e blindati.
Nel corso dell’evento sono state poi presentate nuove soluzioni come la lettura dei colli tramite tecnologia Image ID, per cercare di limitare al massimo il rischio di perdite e ridurre i transit point optando per il trasporto diretto con l’utilizzo degli “hospital shuttle". DHL supply Chain, in linea con il pensiero dell’intero gruppo DHL, è sensibile al problema ambientale, poiché il marchio è responsabile dell’1% dell’emissione di CO2 mondiale.
Argomento che sta particolarmente a cuore a Pierfrancesco Maran, assessore alla mobilità, ambiente, metropolitane, acqua pubblica, energia del Comune di Milano, intervenuto al convegno. “DHL è un’azienda solida, con idee chiare e definite, capace sicuramente di risolvere, o quantomeno diminuire, il problema dell’inquinamento" ha detto Maran. Obiettivo non lontano, visto anche l’utilizzo crescente di veicoli di trasporto a impatto zero nell’area del comune di Milano e di droni per la consegna dei farmaci urgenti in territorio tedesco.
Ad aprire i lavori Vittorio De Amici, vice-president e general manager della divisione “life sciences & healthcare" di DHL che ha ricordato come logististica e gestione della supply chain detengano la percentuale del 19% del fatturato globale di DHL. De Amici ha quindi descritto a grandi linee i nuovi obbiettivi di DHL Supply Chain: si basano su tre parole pilastri. Ovvero Essere focalizzati (Focus) sull’esecuzione a livelli d’alta gamma per il miglioramento delle attività che registrano livelli di performance inferiori, sulla standardizzazione operativa e commerciale; Collegare (Connect) i dipendenti al processo, affinché le funzioni siano efficienti ed efficaci, l’organizzazione coerente e snella a livello mondiale e un cambiamento di cultura e mentalità sia raggiunto; Crescere (Grow) in nuovi segmenti e mercati attraverso l’offerta di nuovi prodotti e servizi, allargare la presenza nei settori e nell’erogazione di prodotti mondiali e garantire un cambiamento geografico.
E’ stata quindi la volta di Nello Martini, direttore ricerca e sviluppo dell’Accademia Nazionale di Medicina. Martini ha illustrato la situazione farmaceutica, medicale e ospedaliera italiana, esprimendo il suo pensiero riguardante il momento delicato e di leggera involuzione dell’Italia. “Farmaceutico non come spesa, ma come crecita", questo il suo monito, nonostante abbia fatto notare un “sforamento" di 4,7 miliardi nella spesa ospedaliera. Una nuova governance sembrerebbe una possibile soluzione ai problemi nostrani, una “linea guida" che cerchi di aumentare la produttività farmaceutica e medicale, senza dimenticare l’efficienza, vero motore di sviluppo. Martini ha quindi fornito alcuni dati, comprendenti costi e numeri di pazienti di alcune terapie mediche. Un esempio riguarda i nuovi farmaci contro il colesterolo (condizione arteriosa un tempo principale responsabile di infarti miocardici mortali, adesso invece ridotta del 60%) i cui costi, in Italia, toccano i 5.000-6.000 euro a paziente per oltre 200.000 pazienti ogni anno (!).
Carlo Favaretti, presidente Eupha (European public health associatio) on section Hta (Health Technology Assessment) ha parlato dell’involuzione del PIL (del 10%), paragonandola a uno scenario post-bellico (dopo la seconda guerra mondiale il PIL aveva subito una caduta del 8%). Questi le sue ricette per una sanità efficiente: garantire la miglior assistenza, massimizzare i benefici sanitari contenendo la spesa e ottimizzare la distribuzione delle risorse. Ma come attuare tutto questo? Cercando, innanzitutto, di limitare i vari sprechi del Sistema Sanitario Nazionale (sovra-utilizzo, frodi, complessità amministrative, sotto-utilizzo, inadeguato coordinamento dell’assistenza). “Sono questi – ha affermato Favaretti - i punti da cui partire, utilizzando una nuova policy, permettendo ai professionisti di analizzare il problema ed eliminare lo spreco". Favaretti ha quindi spiegato cosa sia l’Hta-Health Technology Assessment, un approccio multidimensionale e multidisciplinare che analizza le implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia attraverso la valutazione di più dimensioni, quali l’efficacia, la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo. L’obiettivo è di valutare gli effetti reali e potenziali della tecnologia, sia a priori che durante l’intero ciclo di vita, nonché le conseguenze che l’introduzione o l’esclusione di un intervento ha per il sistema sanitario, l’economia e la società. “Vietato dunque dire ‘si è fatto sempre così’", ha suggerito in conclusione Favaretti.
Pina Putzulu, strategy & innovation director di DHL Supply Chain Italia, ha ricordato come DHL abbia “una grande attenzione globale per la tracciabilità del prodotto, tenendo ben presenti due punti: gestione del rischio e serializzazione". Per quanto riguarda il primo punto, l’operatore si è ben attrezzato, grazie alla certificazione 22301:2012 (certifica la capacità di un'organizzazione di mantenere la fornitura di prodotti e l’erogazione di servizi a livelli accettabili a seguito di un episodio di crisi; ISO 22301 è dunque lo standard internazionale per la gestione della continuità operativa) ottenuta nel periodo tra il 2012 e il 2015. E ancora il 3PL è in possesso della certificazione ISO 13485:2012 (ottenuta nel marzo 2015), applicabile a produttori di dispositivi soggetti a marcatura CE, a fornitori di processi particolari associati alla realizzazione dei dispositivi (sterilizzazione, immagazzinamento, trasporto), ad aziende che distribuiscono e commercializzano prodotti medicali, ad aziende che erogano servizi correlati ai dispositivi (installazione, manutenzione e riparazione, ingegneria clinica). “I nostri magazzini di stoccaggio - ha affermato Putzulu - sono tutti soggetti a certificazione TAPA-Transported Asset Protection Association, associazione per la protezione delle merci destinate al trasporto) che riunisce produttori globali, fornitori di servizi logistici, corrieri espressi, forze di polizia e di sicurezza, enti pubblici e altri stakeholder con l’obiettivo comune di ridurre le perdite nelle catene di fornitura internazionali. La nostra flotta per il trasporto delle merci è composta da numerosissimi bilici blindati, dotati di doppio satellitare, doppio autista per le lunghe distanze con una copertura GPS dell’82% dei veicoli cosiddetti di ultimo miglio". Con oltre 33 milioni di colli movimentati ogni giorno ed oltre 40.000 chilometri di consegne notturne, DHL Supply Chain in associazione con Eurodifarm, punta a un ampliamento della flotta e al conseguimento delle nuove certificazioni TSR (Trucking Security Requirements, requisiti di sicurezza per il trasporto a mezzo autocarri) per autisti e blindati.
Nel corso dell’evento sono state poi presentate nuove soluzioni come la lettura dei colli tramite tecnologia Image ID, per cercare di limitare al massimo il rischio di perdite e ridurre i transit point optando per il trasporto diretto con l’utilizzo degli “hospital shuttle". DHL supply Chain, in linea con il pensiero dell’intero gruppo DHL, è sensibile al problema ambientale, poiché il marchio è responsabile dell’1% dell’emissione di CO2 mondiale.
Argomento che sta particolarmente a cuore a Pierfrancesco Maran, assessore alla mobilità, ambiente, metropolitane, acqua pubblica, energia del Comune di Milano, intervenuto al convegno. “DHL è un’azienda solida, con idee chiare e definite, capace sicuramente di risolvere, o quantomeno diminuire, il problema dell’inquinamento" ha detto Maran. Obiettivo non lontano, visto anche l’utilizzo crescente di veicoli di trasporto a impatto zero nell’area del comune di Milano e di droni per la consegna dei farmaci urgenti in territorio tedesco.
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