23/02/2015

Italia-Usa, il partenariato che avanza ma non troppo

Quando circa due anni fa si iniziò a parlare del Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), venne presentato come l’accordo del secolo, dal momento che il suo scopo è favorire il libero scambio tra due aree, l’Unione europea e gli Usa, il cui Pil rappresenta circa la metà di quello mondiale. 

A distanza di due anni e dopo numerose trattative e vari round, l’accordo ha assunto una valenza crescente, a causa del fatto che non riguarda solo dazi doganali, ma coinvolge tutta una serie di barriere non tariffarie, concernenti in particolare standard tecnici e la loro regolamentazione. Obiettivo principale del TTIP è l’integrazione dei due mercati, con conseguente libera circolazione delle merci, migliori condizioni per il flusso degli investimenti e accesso agevolato ai rispettivi mercati per quanto concerne non solo i servizi, ma anche gli appalti pubblici (oggi accessibili negli Usa per appena il 30% e ristretti al solo ambito federale). 

E che la posta in gioco sia di grande importanza è chiaro anche da quanto l’accordo è stato valutato dalla Commissione europea, secondo la quale per il 2027, se la partenship transatlantica sarà conclusa, si avrà un aumento annuale dello 0,5% del Pil europeo e dello 0,4% di quello statunitense, pari a un'iniezione di 86 miliardi di euro nell'economia europea e di 65 in quella americana. Nel 2013 il nostro Governo ha commissionato uno studio a Prometeia, dal quale è emerso che, dopo tre anni dalla sigla dell’accordo, si otterrebbero 5,6 miliardi di euro di Pil aggiuntivo per il nostro Paese e qualcosa come 30 mila nuovi posti di lavoro. 

C’è poi da sottolineare che l’accordo rappresenta anche l’ultima chance che l’Occidente ha di imporre al resto del pianeta i propri standard tecnologici, dal momento che in un futuro neanche troppo lontano occorrerà fare i conti coi Paesi emergenti, che vorranno difendere i loro di standard, avendo avuto il tempo di progredire da questo punto di vista. 

Ci sono però alcuni fattori che stanno rallentando i negoziati, sebbene il TTIP abbia l’appoggio del presidente Obama, che spinge per chiudere l’accordo entro la fine del suo mandato, nel 2016. A cominciare dal fatto che in ambito Ue – una volta definito – il pacchetto di misure dovrà essere approvato non solo dal parlamento europeo, ma anche dai parlamenti dei 28 Paesi dell’Unione (e si sa quanto spesso siano divisi fra loro). C’è poi la crisi economica che nel Vecchio Continente non demorde, mentre per contro negli Usa la ripresa economica è in atto, mettendo i due partner in condizioni non del tutto paritarie nelle trattative attuali. Gli Usa sono poi impegnati anche su un altro fronte, dal momento che stanno discutendo un partenariato commerciale con l’area dell’Asia Pacifico e questo li potrebbe parzialmente distogliere dal fronte europeo, avendo tutto l’interesse a difendere la loro posizione in Oriente.

di Ornella Giola
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