Volete sapere quale è l'entità della spesa pubblica italiana? La risposta la trovate nel libro di Carlo Cottarelli “La lista della spesa" e così, oltre che arricchirvi di numeri e nozioni, fate anche un’opera buona perché i proventi della vendita del libro sono a favore di Unicef. Cottarelli è colui che lavorava a Washington al Fondo Monetario Internazionale e che Enrico Letta, da presidente del Consiglio dei ministri, ha nominato commissario per la spesa pubblica. Aveva un contratto triennale, ma dopo un anno, e la sostituzione del premier con Matteo Renzi, ha preferito ritornare negli States.
Vediamo
un po’ di numeri che si riferiscono al 2013.
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n. |
Miliardi di Euro |
Euro |
% su Pil |
% su spesa Totale |
Abitanti,
circa |
60.000.000 |
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Prodotto
interno lordo |
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1.600 |
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Debito
Pubblico |
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2.160 |
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135,1 |
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Spesa
pubblica |
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818 |
|
51,13 |
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Spesa
pubblica pro capite |
|
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13.700 |
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Interessi
sul debito pubblico |
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78 |
|
4,88 |
9,54 |
Avanzo primario (senza
interessi) |
|
739 |
|
46,19 |
90,34 |
Spesa
previdenziale |
|
320 |
|
20,00 |
39,12 |
Amministrazione
Centrale: Ministeri e enti |
|
190 |
|
11,88 |
23,23 |
Regioni:
*
spesa gestione *
per la spesa sanitaria |
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29 109 |
|
1,81 6,82 |
3,55 13,33 |
Comuni |
|
61 |
|
3,82 |
7,46 |
Province |
|
9 |
|
0,56 |
1,10 |
Enti
locali (Università) |
|
21 |
|
1,31 |
2,57 |
Forze
di polizia |
|
21 |
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Addetti
alle forze di Polizia |
320.000 |
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Costo
per addetto |
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65.625 |
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Sedi
dello Stato |
10.000 |
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Uffici |
34.000 |
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Pratiche
gestite dagli uffici |
1.000.000 |
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La
media del rapporto debito/PIL nell’Eurozona è 92,6%, peggio dell’Italia solo la
Grecia con il 168,8%.
Dal 2010 la spesa pubblica è stata ridotta in modo significativo: -4% per i comuni; -5% per le amministrazioni centrali; - 17% per le regioni (escludendo la sanità, che è scesa solo del 2%); - 21% per le province. La spesa per le province è dell’1% e, forse anche per questo, nonostante le buone intenzioni, non sono ancora state abolite.
La
spesa previdenziale è aumentata del 10% (circa 28 miliardi) ed è stata
leggermente inferiore ai risparmi sulle altre voci, e così la spesa primaria è
cresciuta di 4 miliardi.
Non
è, quindi, vero che siano stati i pensionati a pagare la crisi, così come la
riduzione dei trasferimenti a favore dei comuni non è stata così marcata come
invece si è continuato a sentire.
Cottarelli
scrive anche come sia necessaria la riduzione della spesa pubblica, senza che
questa vada a peggiorare la vita dei cittadini.
La
spesa per le auto blu non è marcata, ma il confronto con gli altri Paesi
europei è raccapricciante, come gli stipendi percepiti dai parlamentari che
sono molto più sostenuti che in Europa, come tutte le altre componenti, a
partire dalle pensioni non collegate, in alcun modo, al periodo minimo di
“lavoro" necessario, invece, per gli altri cittadini.
Qualsiasi
azienda privata che dovesse sostenere oneri finanziari pari quasi al 10% del
volume d’affari sarebbe votata al fallimento.
Nel
2012, le società partecipate dalle amministrazioni locali erano 7.726, con
500.000 dipendenti. Metà di queste aziende sono o di proprietà interamente
pubblica o, comunque, a maggioranza pubblica. Sempre nel 2012 le loro perdite
lorde (dati del ministero dell’Economia) sono state di circa 1.200 milioni di
euro (senza contare le perdite con palesi coperture di contratti di servizio
con le amministrazioni pubbliche. Cottarelli aveva proposto di ridurre il
numero di queste aziende da 7.726 a non
più di mille.
Naturalmente
gli studi di settore devono essere applicati a tutti gli imprenditori “capaci" e
che impiegano i propri capitali, mentre le imprese pubbliche, spesso gestite
dai trombati della politica, possono fare quello che vogliono, tanto i soldi
non sono mica loro, ma dei cittadini.
Forse non c’era bisogno del libro di Cottarelli, ma è chiaro che deve finire l’epoca che “tanto paga pantalone" . Con la terribile crisi economica che stiamo vivendo, forse, è giunto il momento che tutti coloro che possono, prendano il necessario coraggio per ridurre sprechi e sperperi. Sembra che solo nel settore pubblico non si trovino mai i responsabili delle malefatte delle spese inutili e infinite che, il più delle volte, non portano ad alcun risultato apprezzabile se non quello di non far diminuire le tasse già molto alte, che si continuano a pagare. I nostri politici devono prendere coscienza che il PIL è tornato ad essere nella misura minima segnata nell’anno 2000, cioè quello di quindici anni addietro, mentre la spesa pubblica ha continuato a crescere a dismisura.
Non
si vuole infierire, ma l’azienda dei trasporti di Roma ha 12.000 dipendenti,
quella di Milano 9.000 e costano unitariamente il 20% in meno dei colleghi
romani.
Chi
si è accorto che la Corte dei Conti ha dichiarato incostituzionale il bilancio
di assestamento 2013 del Piemonte perché i soldi prestati dallo Stato per
attuare il piano straordinario per il rimborso dei debiti arretrati della
pubblica amministrazione sono stati usati per finanziarie la spesa corrente,
contravvenendo a tutte le regole contabili? Naturalmente, il problema non è
solo del Piemonte, ma di tante altre Regioni e Amministrazioni locali, così che
alcuni hanno quantificato il buco creatosi in circa 20 miliardi di euro.
I
tempi sono maturi, e come capita nelle necessità, l’individuo aguzza l’ingegno
per superare ogni avversità. Possibilmente senza perdersi in sterili
contrapposizioni e per dire che la colpa dell’andazzo è sempre di altri,
sperando che sia la volta buona per dimostrare che la classe politica non è
davvero un piccolo “harem di cooptati e furbi".
Come
diceva J.F. kennedy non bisogna chiedere cosa può fare lo stato per noi, ma
dobbiamo noi impegnarci a fare qualcosa di positivo per il nostro Stato.
E’
ora. Tutti noi cittadini, nessuno escluso, non possiamo attendere
ulteriormente.
di Franco De Renzo