18/03/2014
A tre anni dall'entrata in vigore, lo strumento delle reti di impresa sta lentamente (causa una cultura imprenditoriale ancora molto individualista), ma progressivamente prendendo piede, complice anche la crisi.
Nella seconda parte del 2013 sono nate 389 nuove reti d’impresa con il
coinvolgimento di 1.555 realtà imprenditoriali. A fine dicembre i contratti
di rete in Italia sono saliti a 1.353 per un totale di 6.435 aziende aderenti. E' quanto emerge dal quarto Osservatorio Intesa Sanpaolo – Mediocredito
Italiano su questo specifico strumento. Secondo la ricerca a crescere in particolare è il fenomeno delle reti composte da soggetti complementari che si
alleano per mettere a fattor comune competenze diverse e quello delle
imprese meno strutturate sui mercati esteri che cercano nuovi partner
commerciali. Con quali vantaggi? Un migliore posizionamento strategico e una maggiore
tenuta reddituale; le aziende in rete hanno perso in media solo 2 decimi di punto percentuale in termini di Ebitda, contro i 6 decimi delle altre imprese. La breve storia del contratto di rete, nato nel 2009 per dare alle aziende la possibilità di
accrescere la massa critica senza rinunciare alla loro autonomia, comincia a offrire
interessanti spunti di analisi e riflessione. Nonostante la crisi in atto, le aziende in rete hanno
per esempio mostrato una maggiore capacità di tenuta in termini di margine operativo
lordo, un migliore posizionamento strategico e, in particolare nel settore manifatturiero,
una superiore capacità competitiva. E’ presto invece per quantificare i benefici sulla
crescita, dal momento che i progetti di rete hanno mediamente un orizzonte temporale mediolungo.
Nel mondo delle aziende in rete si stanno affermando alcune tendenze. L’Osservatorio ha
registrato - come già accennato - una crescita delle alleanze tra soggetti complementari, che riescono così ad
accedere a competenze che non potrebbero sviluppare autonomamente. La diversificazione
produttiva all’interno delle reti è infatti pari all’82,5%. Inoltre, si sta assistendo a un
maggior utilizzo della rete da parte di aziende meno strutturate, al fine di accedere ai
mercati esteri. Spesso si tratta di piccole realtà che non avevano mai sperimentato alcuna
forma di aggregazione (4 imprese in rete su 5 sono microimprese), non hanno partecipate o
attività estere e che, grazie al contratto di rete, hanno trovato nuovi sbocchi commerciali.
Per quanto riguarda la composizione settoriale delle reti, il quarto Osservatorio conferma
la prevalenza di imprese dei servizi (44,3%) e manifatturiere (32,5%), seguite da costruzioni
e immobiliare (14,4%), e agro-alimentare (8,9%).
La classifica delle regioni più attive è ancora guidata dalla Lombardia (1.564 imprese in
rete); seguono Emilia Romagna (907), Toscana (689), Abruzzo e Veneto (circa 500
ciascuna). A livello provinciale spiccano Milano, Brescia, Roma, Chieti, Modena, Firenze,
Bologna e Verona.
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