In Italia, le aziende dimostrano una mancanza di cultura e sensibilità riguardo l’adozione di strumenti digitali avanzati per la pianificazione della supply chain; la maggior parte di esse, infatti, continua a operare manualmente su fogli di calcolo. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano, in partnership con REMIRA Italia (remira.com/it/), azienda specializzata nell’offerta di soluzioni software avanzate per la gestione della supply chain, che ha l’obiettivo di indagare il legame tra le trasformazioni globali delle supply chain, le esigenze di pianificazione che ne discendono e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie di Information Technology e Operational Technology in Italia. La ricerca ha preso in esame le risposte di 144 tra cio, executive IT, innovation manager e responsabili R&D di aziende operanti in Italia di diverse dimensioni che utilizzano risorse e tecnologie per produrre beni finiti destinati al consumo o ad uso finale.
Lo stato dell’arte in Italia
La misurazione delle prestazioni della supply chain viene percepita come essenziale dalle imprese italiane: più dell’80% dichiara di utilizzare specifici KPI per la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza della supply chain (tra cui puntualità, completezza, costo delle penali, valore dei danneggiamenti), tuttavia solo un terzo delle imprese misura un numero sufficientemente completo di KPI tecnici ed economici.
Questi dati testimoniano un limitato grado di maturità della maggior parte delle imprese italiane nella conoscenza dello “stato di salute” delle proprie supply chain e nell’adozione di strumenti tecnologici adeguati che permettano di raccogliere dati e, successivamente, interpretarli a supporto alle decisioni strategiche.
Consapevoli - forse - di queste lacune, la maggioranza delle aziende attribuisce grande importanza nella predisposizione di ruoli dedicati alla pianificazione della supply chain all’interno del team di lavoro. In generale si osserva una differenza poco marcata tra le PMI (25%) e le grandi imprese (24%), il che indica una crescente percezione dell’importanza della pianificazione della catena di fornitura e della gestione del cambiamento tra tutte le imprese, indipendentemente dalla loro dimensione.
Ruolo delle tecnologie digitali per la pianificazione
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Supply Chain Planning, le aziende italiane dimostrano una mancanza di cultura del dato e sensibilità riguardo l’adozione di strumenti digitali avanzati per la pianificazione dei processi della supply chain. La maggior parte, infatti, non adotta strumenti che da tempo sono disponibili a supporto della digitalizzazione della catena di fornitura (come gli APS, Advanced Planning e Scheduling), ma continua a operare manualmente su fogli di calcolo basati su dati disponibili solo per ciascun reparto e senza una visione d’insieme, impedendo quindi il dialogo tra le varie business unit.
"Dai dati dell’Osservatorio emerge chiaramente che la difficoltà nell’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate per la supply chain deriva da una combinazione di fattori culturali e strutturali. Molte aziende, soprattutto in Italia, tendono a essere conservatrici nelle loro operazioni, preferendo strumenti già conosciuti e utilizzati da anni, come i fogli di calcolo. Inoltre, l’implementazione di nuove tecnologie richiede, oltre a investimenti significativi in formazione e risorse, un cambio di mentalità organizzativa e un forte mandato da parte del management. Anche all’estero, la resistenza è legata al timore di interrompere processi consolidati, sottovalutando l’impatto positivo a lungo termine che una digitalizzazione integrata potrebbe avere sull’efficienza e sulla competitività" afferma Matteo Sgatti, regional sales manager di REMIRA Italia.
Identificazione del rischio e i processi di revisione e riprogettazione nelle supply chain italiane
Nonostante l’incertezza a cui le imprese sono sottoposte in questo mutevole scenario economico e geopolitico, il 42% dichiara di non prevedere alcun processo strutturato per la gestione del rischio e 1 azienda su 2 non attua alcun tipo di processo di revisione della supply chain, ma fa affidamento solo sull’esperienza dei dirigenti. Questo approccio risulta essere fortemente limitativo, per il fatto che non si è in grado di gestire o prevenire fenomeni di rischio complessi che non si sono mai verificati in precedenza, oltre ad essere totalmente subordinato dalle decisioni di chi ha responsabilità dirigenziali.
"Rispetto al passato, oggi esiste una vasta gamma di strumenti tecnologici che permettono risultati tangibili e immediati nella gestione della supply chain. Questi sistemi avanzati sono in grado di integrare a livello informatico i vari reparti aziendali, consentendo una visione unica e centralizzata dei dati, che migliora la pianificazione e la reattività del business. È fondamentale, però, che il management adotti un approccio proattivo poiché l’efficacia di queste soluzioni dipende dalla volontà di investire in queste tecnologie capaci di portare benefici concreti. Il cambio culturale all'interno delle aziende è cruciale: solo comprendendo appieno il valore della tecnologia se ne potrà accelerare l’adozione. In questo contesto, anche il supporto da parte di partner tecnologici affidabili diventa strategico, perché può guidare le imprese nel percorso verso una digitalizzazione integrata e sostenibile" afferma Sgatti.
Maggiori dettagli sull’Osservatorio Supply Chain Planning e i risultati a questo link.