10/03/2016
Cosa sia l’IoT (Internet of Things) è ormai noto ai più, e quindi sappiamo che il braccialetto elettronico utilizzato in alcune strutture sanitarie per identificare in automatico pazienti (ed anche visitatori), autorizzando quindi accessi e fruizione di determinati servizi, fa parte dell’Internet delle cose. Così come rientra in tale categoria anche la carta di credito, il cui chip ci permette di effettuare i pagamenti.
In realtà anche le soluzioni di localizzazione che registrano i nostri movimenti nei luoghi pubblici o i varchi antitaccheggio sono basate su oggetti interconnessi, e quindi IoT.
Il Telepass, il badge che consente di accedere a una ZTL, gli RFID utilizzati per identificare il corretto conferimento dei rifiuti nell’ambito della raccolta differenziata, sono tutti esempi di come ‘le cose’ possano comunicare tra loro, se inserite in una rete comune.
A essere intelligenti non sono però gli oggetti, ma i servizi
Non va mai dimenticato, però, che nell’Internet of Things non sono gli oggetti a essere intelligenti, ma i servizi. Ed è questo un punto che crea confusione, e preoccupazione, relativamente agli aspetti legati al trattamento dei dati personali (la cosiddetta privacy).
Le capacità identificative dei sistemi, quindi anche degli oggetti in essi contenuti, costituiscono aspetto sicuramente sensibile al quale va però dato il giusto peso. Potere identificativo non equivale in toto a trattamento di dati personali né, tantomeno, a intromissione nella vita privata altrui (la privacy, appunto).
Torniamo all’esempio degli RFID: tali sistemi permettono, con certezza, l’identificazione univoca dell’oggetto che abbia il tag (l’etichetta adesiva dotata di dispositivo elettronico), grazie ad una comunicazione con lo stesso. Quindi l’oggetto comunica alcuni dati (relativi al prodotto, alla vendita, nonché al produttore) su sollecitazione di apposito dispositivo. Il sistema, il servizio, e l’oggetto sono intelligenti, ma i dati trasmessi non sono dati personali, sono dati tecnici; ne consegue quindi che il loro utilizzo è libero, non soggetto alle norme che vincolano lo scambio e l’uso dei dati personali.
Diverso è il caso della trasmissione di dati legati a una persona fisica
Diverso è il caso di sistemi, anche RFID, che permettano la trasmissione di dati legati ad una persona fisica (dal badge, all’oggetto che trasmette i livelli di allenamento e le informazioni legate allo sviluppo fisico dell’atleta), il quale fa invece insorgere una serie di adempimenti obbligatori che gravano sul titolare del trattamento.
Quando l’oggetto, ed il servizio, intelligenti identificano il possessore, il titolare del trattamento (l’azienda produttrice che riceve i dati, ad esempio) dovrà assicurare che il trasferimento dei dati avvenga in modo sicuro (tramite criptazione), che i dati siano trattati (visti ed utilizzati) solo da soggetti appositamente autorizzati ed in generale dovrà garantire la sicurezza degli stessi.
Le implicazioni cambiano a seconda della trasmissione di dati personali, rimane tuttavia invariata l’indubbia utilità di oggetti intelligenti in ottica organizzativa: ottimizzazione nello scambio delle informazioni, nella gestione degli ordini e fatture ad essi legate, oltre ad un generale miglioramento delle funzioni logistiche ad esse collegate.
Gestione del ciclo di vita del prodotto perno dal quale nascono molte innovazioni IoT
Ed è proprio nel comparto della logistica che creatività da un lato e conoscenza tecnologica dall'altro, divengono importanti driver innovativi. Ottimizzando servizi o funzioni esistenti oppure creando oggetti che contribuiscano in tal senso, è possibile soddisfare molti dei bisogni materialmente manifestati. Con un preciso obiettivo, monitorare il prodotto (o servizio) in ogni punto della filiera, è possibile garantire qualità ed efficienza.
Qualche esempio? Wearable technologies nei magazzini, camion sensorizzati che durante le consegne consentono al responsabile di visualizzare l’iter del percorso, anelli intelligenti per la lettura dei codici, braccialetti o cinture dotate di reader o di sistemi di stampa portatili per le etichette o codici, caschi che consentono un lavoro hands-free, avvisando di guasti, e l’elenco potrebbe continuare.
Il cosiddetto PLM (gestione del ciclo di vita del prodotto) è quindi il perno dal quale molte innovazioni del mondo IoT sono nate e nascono; un universo in cui i dati (intesi, in primis, come informazioni nel senso generale del termine) che servono arrivano a chi ne ha bisogno, dove sono necessari e nel momento in cui sono necessari.
L'importanza di conoscere le regole che permettono il cambiamento
L'innovazione dell’Internet delle cose è un modello grazie al quale è possibile associare ad un oggetto qualsiasi, una componente tecnologica capace di trasformarlo in un dispositivo intelligente e comunicante.
Che si tratti di un nuovo tipo di device interattivo, di una vetrina con funzionalità touch che la renda “intelligente", di un carrello della spesa in grado di comunicare con i sistemi del supermercato o con lo smartphone del consumatore, di un tavolo per i pagamenti self service (magari sempre nel supermercato), oppure di un letto d'ospedale intelligente, per ogni oggetto connesso si devono considerare gli aspetti peculiari che necessitano di apposita soluzione. Sicurezza, accesso alle informazioni, design (quanto sia importante questo aspetto lo dimostrano sempre più grandi aziende che producono vari tipi di device), interazione ma anche integrazione con il sistema fatto di altri oggetti intelligenti e comunicanti.
In un presente sempre più rapido nel suo trasformarsi in futuro, tutto è possibile, basta conoscere le regole che permettono il cambiamento.
Marco Parretti
Consultant Colin & Partners
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