L’obiettivo di rendere i processi logistici sempre più sostenibili da un punto di vista sociale, economico e ambientale è condiviso - a parole - sia dai governi nazionali che dalla Commissione europea. Se dalle parole si passa ai provvedimenti concreti, la situazione a livello nazionale è deprimente per molti Paesi europei. Austria e Germania (e Svizzera, che però non fa parte dell'Unione) proprio in questi giorni stanno ulteriormente aumentando i pedaggi di transito degli autotreni per ridurre la quota su strada. A parte queste luminose eccezioni, alcuni Paesi non solo non incentivano mare e ferrovia, ma addirittura distribuiscono incentivi che rendono l’autotrasporto più competitivo rispetto alle modalità più sostenibili.
L'inversione di rotta dell'Italia
L’Italia sta provando a intraprendere con decisione una strada diversa rispetto al passato con il ministero dei Trasporti che, nel contesto delle azioni per lo sviluppo dell'intermodalità, ha attivato gli investimenti necessari per aumentare la lunghezza dei treni da 550 metri a 750 metri, con una capacità da 1.600 a 2.000 t eliminando le strozzature di sagome delle gallerie per consentire il trasporto dei semirimorchi. Tali investimenti saranno realizzati per una parte significativa nel prossimo trienno e sostanzialmente completate nell’arco di cinque anni. Per anticipare in parte gli auspicati effetti di una distribuzione di quote più sostenibile tra la modalità di trasporto ferroviario, short sea e autostradale, il governo ha avviato un processo di finanziamento di incentivi mirati. Si tratta del ferrobonus per circa 20 milioni di euro per ogni anno dal 2016 al 2018 e del marebonus pari a 5,4 milioni di euro nel 2016, 44,1 milioni nel 2017 e 48,9 milioni nel 2018. Già nel 2004 il governo italiano aveva avviato un programma a sostegno dell’intermodalità, poi interrotto nel 2010.
Ecco cosa accade a livello comunitario
Qui la situazione è migliore dal lato sia normativo sia delle risorse disponibili. Queste ultime vengono erogate attraverso bandi comunitari per il sostegno dell’innovazione e della ricerca, che sono almeno in parte orientati alla sostenibilità. Senza pretendere di essere esaustivi data la brevità di questo articolo, gli interventi più rilevanti fanno capo a tre programmi:
1. Horizon 2020 con 70 milioni di euro (sottoprogramma Smart, Green and Integrated transport con una dotazione di 5,7 milioni di euro);
2. INTERREG 2014-2020 con 9 milioni di euro (a sua volta articolato in Alcotra, IT FR Marittimo, MED, Alpine Space, Interreg Europe, ciascuno dei quali prevede gli Assi “Low carbon economy" e “Sustainable transport");
3. CEF Transport con 24 milioni di euro (al cui interno sono finanziabili progetti di Electric Mobility e Alternative Fuels: LNG , CNG, H2) .
Una la direttiva di riferimento per l'Unione
Dal lato normativo, è stata da tempo definita a livello comunitario la direttiva di riferimento (DAFI - Deployment of Alternative Fuel Infrastructure - Directive 2014/94/UE) che deve essere recepita dagli Stati membri con normative nazionali, ed è stato predisposto il corredo di programmi già citati, per il finanziamento di proposte provenienti da gruppi di Paesi membri. Con questo si vuole incentivare l’interoperabilità tra Stato e Stato al varcare della frontiera: un aspetto molto importante, che ha ostacolato finora lo sviluppo di carburanti alternativi. A livello italiano è stato recentemente predisposto il decreto legislativo di attuazione della direttiva DAFI la cui approvazione è prevista non prima di dicembre.
Definire obiettivi di business e relative iniziative di sostenibilità
“Molte sono dunque le opportunità per supportare lo sviluppo sostenibile dei processi e delle aziende logistiche attraverso la partecipazione a iniziative europee", afferma Alexio Picco, socio SOS-logistica ed esperto in tematiche di finanziamenti comunitari. “Per rendere efficace l’utilizzo di questi fondi è necessario però definire chiaramente i possibili obiettivi di business e le relative iniziative di sostenibilità. Meglio partecipare a più programmi e progetti per minimizzare i rischi relativi alla presentazione di una singola proposta e per massimizzare la possibilità di ottenere finanziamenti di tipologia diversa in relazione alle specificità dei vari programmi. Tale metodologia (project anticipation) ha dimostrato negli anni di essere vincente nel medio termine con ritorni dell’investimento in un paio di anni. Le opportunità non mancano mai: a breve, innovazione e sostenibilità saranno componenti sicuramente eleggibili in svariati programmi e 'call for proposals' sul concetto di porti del futuro, sull’ottimizzazione dei nodi logistici e sull’integrazione dei processi logistici e doganali lungo la catena logistica".
Alcuni dei progetti che vedono l'Italia partecipe
Più difficile elencare, senza incorrere in errori o omissioni, i progetti a cui il nostro paese ha partecipato. Citeremo solo quelli in cui SOS-logistica e/o alcuni suoi soci (Contship, IIC, LC3, Fareimpresa) sono stati coinvolti come partner. Essi possono essere raggruppati in due grandi categorie:
- mobilità elettrica. Il nodo principale è l’assenza di una rete di distribuzione efficiente (fast chargers per evitare soste prolungate) per alimentare sul territorio nazionale i veicoli elettrici. A questa tematica sono dedicati i progetti UNIT-e (capofila EDF, partner italiani ABB, IIC e Porto Antico) e un analogo progetto con capofila Enel, presentati sotto il bando CEF.
- combustibili alternativi. Anche su questo tema la maggiore carenza sta nella limitatezza della rete di distribuzione. Rilevanti progetti in quest’area sono: Poseidon MED a cui hanno partecipato Contship, il porto di La Spezia, molti operatori logistici e la stessa associazione SOS-logistica, la serie di progetti Gainn con capofila il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, a loro volta derivati dal progetto Costa, e infine il progetto SEA-Terminals che, con la regia del capofila Valencia, ha coinvolto in Italia il porto di Livorno con inclusione dell’alternativa CryoContainers sviluppata da IIC.
Futuro promettente, aspettando i finanziamenti
Si apre quindi un futuro promettente per le imprese italiane attive nella mobilità elettrica e nei carburanti alternativi: oltre alle residue disponibilità entro il 2020 nei tre programmi dell'Unione - e questa è una certezza - l’approvazione del decreto attuativo della direttiva DAFI potrà in futuro aprire gli strumenti di finanziamento aggiuntivi a livello nazionale da lungo tempo attesi.
di Fabio Capocaccia
Presidente Istituto internazionale delle comunicazioni e consigliere SOS-logistica