Si avvia a conclusione l'iter legislativo, avviato con
il nuovo Codice dei contratti pubblici, che porterà all'introduzione in Italia
del Dibattito pubblico, uno strumento che contribuirà
a innovare il modo con cui si realizzeranno le grandi infrastrutture,
aprendo al confronto con i cittadini sui progetti. In vista della prossima
approvazione del decreto attuativo, LAPO, il Laboratorio di politiche del
Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'Università degli Studi di
Torino, di concerto con il commissario di governo del Terzo Valico, ha
organizzato un evento sul tema cui hanno preso parte - fra gli altri - Gustavo
Zagrebelsky e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio.
Erano inoltre presenti 35 relatori fra cui Ennio Cascetta, presidente ANAS,
Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, Giovanni Castellucci,
Autostrade per l'Italia, Jean-Michel Fourniau, GIS Democratie et Participation,
Maurizio Gentile, Rete Ferroviaria Italiana, Andrea Mariotto, IUAV, Andrea Pillon,
Avventura Urbana, Stefania Ravazzi, Università di Torino, Iolanda Romano,
commissario di governo del Terzo Valico, Marco Sisti, IRES Piemonte, Paolo
Testa, ANCI.
IL DIBATTITO PUBBLICO IN 10 PUNTI
1. Che cos’è
il dibattito pubblico e a cosa serve?
E' un
processo d’informazione, partecipazione e confronto pubblico su opere di
interesse nazionale che si svolge nella fase iniziale di progettazione, quando
le alternative sono ancora aperte e la decisione, se e come realizzare l’opera,
deve essere ancora presa. L’istituto del dibattito pubblico, che in Francia
esiste da più di vent’anni, oggi è diventato obbligatorio anche in Italia
grazie all’art. 22 del nuovo Codice dei contratti pubblici. Obiettivo del
dibattito pubblico è migliorare la qualità della progettazione e delle
decisioni pubbliche mediante la più ampia partecipazione degli interessati, ma
anche anticipare i possibili conflitti con le comunità locali che spesso
accompagnano la realizzazione delle grandi opere.
2. Che
cosa riguarda il decreto attuativo che sta per essere approvato?
Come
stabilito dall’art. 22 del Codice dei contratti, un decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri deve definire i criteri per l’individuazione delle opere
soggette a dibattito pubblico, nonché le modalità di svolgimento e di
monitoraggio del dibattito pubblico. Questo decreto attuativo ha concluso il
suo iter legislativo, è ora di imminente approvazione ed entrerà in vigore dopo
60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
3. Quali
sono le tipologie di opere soggette a dibattito pubblico?
Sono
soggette a dibattito pubblico grandi opere infrastrutturali e di architettura
di rilevante impatto sull’ambiente, sulle città e sul territorio. L’Allegato 1
del decreto ne definisce la tipologia: autostrade e strade extraurbane
principali; tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza; aeroporti;
porti marittimi, vie navigabili e interventi per la difesa del mare; interporti
merci comprendenti uno scalo ferroviario; elettrodotti aerei; impianti per
l’accumulo e la regolazione delle acque e per il loro trasferimento fra regioni
diverse; infrastrutture a uso sociale, culturale, sportivo, scientifico o
turistico; impianti e insediamenti industriali.
4.
Queste opere sono sempre soggette a dibattito pubblico?
No, l’Allegato
1 del decreto precisa la soglia oltre la quale il dibattito pubblico è
obbligatorio: ad esempio, oltre 15 km di lunghezza o comunque 500 milioni di
euro o più di investimento per i tronchi ferroviari, oltre 300 milioni di
investimento per gli impianti industriali e gli interporti e così via. Ma il
dibattito è obbligatorio anche su richiesta delle amministrazioni centrali
(Presidenza del Consiglio e ministeri), degli enti territoriali (un
consiglio regionale, una provincia, una città metropolitana, un comune
capoluogo di provincia, un numero di consigli comunali rappresentativi di
almeno 100mila abitanti) o dei cittadini (almeno 50mila elettori). Inoltre, il
proponente è sempre libero di aprire un dibattito pubblico quando lo ritiene
opportuno per assicurare una maggiore partecipazione in merito a interventi di
particolare rilevanza.
5. In
quale fase dell’iter di un’opera si svolge il dibattito pubblico e quanto dura?
Il
dibattito si apre sul Documento delle alternative progettuali o sul Progetto di
fattibilità e i suoi risultati concorrono alle successive fasi di elaborazione
progettuale. Ha una durata massima di quattro mesi a partire dalla
pubblicazione del “dossier" di progetto ed è prorogabile di due mesi in casi di
comprovata necessità. Il dibattito pubblico è preceduto da una fase
dedicata alla sua progettazione, della durata massima di un mese.
6. Chi
progetta e gestisce il dibattito pubblico?
Il
dibattito pubblico è gestito da un coordinatore, una figura terza che svolge il
proprio compito in autonomia, è equidistante dagli interessi in gioco e non può
risiedere dove l’opera è prevista. Il coordinatore è selezionato dal
proponente dell’opera attraverso gare di evidenza pubblica, cui possono
partecipare soggetti con esperienza e competenza nella gestione di processi
partecipativi, oppure di attività di progettazione e pianificazione in
materia infrastrutturale, urbanistica, territoriale e socio economica.
7. Chi
controlla lo svolgimento dei dibattiti pubblici?
Viene
istituita la “Commissione nazionale per il dibattito pubblico", che ha il
compito di monitorare il corretto svolgimento dei dibattiti pubblici, esprimere
raccomandazioni e linee guida, gestire un proprio sito internet con tutta la
documentazione relativa ai vari dibattiti, presentare alle Camere ogni 2 anni
una relazione sull’andamento dei dibattiti e proporre correttivi. La
Commissione è formata da 14 componenti (2 rappresentanti della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, 2 del ministero delle Infrastrutture; 1 rappresentante
per i ministeri Ambiente, Beni culturali, Sviluppo economico, Salute,
Giustizia; 2 rappresentanti per la Conferenza Stato Regioni, 1 per l’Unione
delle Province Italiane e 2 per l’Anci) più eventualmente 3 esperti. I membri
della Commissione non percepiscono compensi o rimborsi di alcun genere.
8. Come
si svolge il dibattito pubblico?
Organizzato
e gestito in relazione alle caratteristiche dell’intervento e del contesto
territoriale, il dibattito consiste in incontri di informazione,
approfondimenti, discussione e gestione dei conflitti, raccolta di proposte e
posizioni da parte di cittadini, associazioni, istituzioni. Entro 30 giorni
dalla conclusione del dibattito il coordinatore presenta una relazione
dettagliata sul suo svolgimento e sulle questioni aperte e maggiormente
problematiche. Entro i due mesi successivi il proponente dell’opera presenta un
dossier conclusivo in cui evidenzia la volontà o meno di realizzare
l’intervento, le eventuali modifiche apportate al progetto e le
ragioni che hanno condotto a non accogliere eventuali proposte.
9. Qual
è il ruolo degli enti territoriali?
Gli enti
territoriali sono presenti con un ruolo attivo all’interno della Commissione
nazionale e contribuiscono al buon andamento di ciascun dibattito segnalando
eventuali criticità e proponendo eventuali soluzioni migliorative.
10. Chi
paga i costi del dibattito pubblico?
I costi
relativi allo svolgimento del dibattito pubblico, previsti negli oneri della
progettazione di cui all’art. 23 del Codice dei contratti, sono sostenuti dal
proponente dell’opera.
Cliccare qui per la visione del decreto attuativo: http://bit.ly/2BLkxUm