23/10/2024

Riforma doganale: le criticità per le imprese analizzate da due esperti

E' stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 ottobre, il D.lgs. n. 141 del 26 settembre 2024 relativo alle disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell'Unione e revisione del sistema sanzionatorio in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi, che segue di un anno la Legge delega fiscale.

Il testo pubblicato in Gazzetta conferma quello approvato dal Consiglio dei Ministri agli inizi del mese di agosto, senza modificare di fatto in alcun punto gli aspetti più critici emersi, che pongono il testo in contrasto con la direzione che l’Unione Europea sta prendendo a seguito dell’approvazione della Riforma dell’Unione Doganale.

L’analisi del decreto legge, infatti, lascia emergere una serie di problematiche che rischiano di aggravare, piuttosto che semplificare, il rapporto tra imprese e dogane. Abbiamo osservato una disconnessione tra il testo e la realtà operativa delle aziende. La normativa, seppur ambiziosa nelle intenzioni, sembra orientata più a servire le esigenze dell’amministrazione flnanziaria che a sempliflcare le attività delle imprese. Si tratta di un approccio che ordina, piuttosto che dialogare con chi opera sul campo.

Il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, Roberto Alesse, ha descritto la riforma come un “ponte verso l’Europa”. Ed in effetti l’Europa, con l’approvazione lo scorso anno della Riforma dell’Unione Doganale ha segnato una svolta verso la digitalizzazione e semplificazione dei processi, la centralizzazione delle informazione grazie ad un data hub in grado di raccogliere e rendere facilmente reperibili dati con margini di errore minimi, e l’apertura verso l’e-commerce con una tassazione agevolata per prodotti con un valore relativamente basso.

Come si muovono invece le nuove disposizioni che modificano il Testo Unico nazionale?

Le modifiche al testo unico inaspriscono le sanzioni del contrabbando per dichiarazioni infedeli o omesse, non tenendo conto delle complessità operative del commercio moderno.

L’inclusione dell’IVA tra i cosiddetti “diritti di confine”, appare in contrasto con l’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che fin dal 1988 ha chiarito che l’IVA non dovrebbe essere considerata un diritto di confine. La nuova normativa agisce sull’oggetto – l’imposta – anziché sul soggetto responsabile, e ciò crea un potenziale conflitto con le giurisdizioni europee, complicando ulteriormente la vita delle aziende.

Un altro aspetto critico riguarda le importazioni di beni destinati a Paesi UE, per le quali la dogana potrà richiedere garanzie che verranno trattenute se non verrà fornita entro 45 giorni la prova documentale dell’avvenuto trasferimento. Questa disposizione sembra riproporre dinamiche operative ormai superate, con il rischio di un ritorno alla rigidità burocratica del 1993. La strada verso l’Europa richiede una dogana più snella, aperta e allineata con le esigenze del tessuto produttivo nazionale.

Ed in effetti, al tessuto economico del nostro Paese serve una riforma che rappresenti un passo avanti verso una dogana moderna, che cooperi con le imprese e che riconosca il valore della formazione continua e della competenza pratica. Le nuove disposizioni, invece, sembrano mantenere lo status quo, innalzando barriere e ostacoli amministrativi.

 

A cura di LUCIA IANNUZZI e PAOLO MASSARI
Consulenti doganali Co-fondatori delle società di consulenza C-Trade e Overy.

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