05/11/2015
Superano i 30 miliardi i costi che le PMI italiane sopportano ogni anno per via dell’eccesso di
adempimenti burocratici. Un peso equivalente al 2% del Pil, che costituisce un evidente freno allo sviluppo. Oltre il 25% di questi costi potrebbe essere eliminato attraverso procedure
più semplici, che in quasi due casi su tre dovrebbero riguardare le materie del lavoro e del fisco.
E' quanto emerge, in soldoni, dalla ricerca "Scenari di crescita in presenza di
una semplificazione amministrativa" di Rete Imprese Italia.
Il piano di sburocratizzazione avviato dal Governo, a regime, dovrebbe riportare nelle disponibilità delle PMI quasi 10 miliardi. Con risultati che, fino a oggi, non sempre appaiono soddisfacenti: non tanto per le lentezze di attuazione, che ci sono ma che possono in parte essere considerate fisiologiche a qualsiasi processo di riforma, quanto per direzioni di intervento non sempre coerenti con l’obiettivo della semplificazione. Tanto che resta forte, fra le imprese, la percezione di aver subito un sensibile aumento degli oneri amministrativi proprio nel corso della grande recessione dell’economia italiana. Quasi il 60% delle PMI condivide questa percezione, che viene quantificata in un aumento delle giornate uomo dedicate ad adempimenti burocratici, arrivato a toccare il 35% e in un incremento dei costi per le connesse consulenze esterne di quasi il 15%.
Ed è ben chiaro nella valutazione delle imprese come la flessione dei fatturati abbia certo contribuito ad acuire il problema degli oneri amministrativi, ma come questi ultimi siano effettivamente aumentati a causa del varo di norme più complicate e sempre troppo numerose. Esce, da tutto ciò, l’immagine di un apparato pubblico che, in anni particolarmente critici per le PMI, avrebbe trovato molte difficoltà a dare seguito alle promesse di alleggerimento degli oneri burocratici e amministrativi.
Quali vantaggi deriverebbero allora al sistema economico se i programmi di semplificazione trovassero una più concreta attuazione? Le simulazioni condotte con il modello econometrico del CER forniscono importanti indicazioni al riguardo, mostrando quali canali di trasmissione le misure di riforma dovrebbero proporsi di attivare. Le quantificazioni offerte nel Rapporto mostrano come, nell’arco di soli quattro anni dall’attuazione del processo di semplificazione amministrativa, sarebbe possibile conseguire un aumento del rapporto fra investimenti e Pil pari a 0,4 punti percentuali, a cui si assocerebbe un calo di mezzo punto del tasso di disoccupazione. In termini di crescita economica, nel periodo si registrerebbe un incremento aggiuntivo di Pil pari a un intero punto percentuale. Tali effetti sono, per circa la metà, di natura permanente, traducendosi in uno strutturale innalzamento della produttività di sistema dell’economia italiana.
Ecco il testio integrale del rapporto.
Il piano di sburocratizzazione avviato dal Governo, a regime, dovrebbe riportare nelle disponibilità delle PMI quasi 10 miliardi. Con risultati che, fino a oggi, non sempre appaiono soddisfacenti: non tanto per le lentezze di attuazione, che ci sono ma che possono in parte essere considerate fisiologiche a qualsiasi processo di riforma, quanto per direzioni di intervento non sempre coerenti con l’obiettivo della semplificazione. Tanto che resta forte, fra le imprese, la percezione di aver subito un sensibile aumento degli oneri amministrativi proprio nel corso della grande recessione dell’economia italiana. Quasi il 60% delle PMI condivide questa percezione, che viene quantificata in un aumento delle giornate uomo dedicate ad adempimenti burocratici, arrivato a toccare il 35% e in un incremento dei costi per le connesse consulenze esterne di quasi il 15%.
Ed è ben chiaro nella valutazione delle imprese come la flessione dei fatturati abbia certo contribuito ad acuire il problema degli oneri amministrativi, ma come questi ultimi siano effettivamente aumentati a causa del varo di norme più complicate e sempre troppo numerose. Esce, da tutto ciò, l’immagine di un apparato pubblico che, in anni particolarmente critici per le PMI, avrebbe trovato molte difficoltà a dare seguito alle promesse di alleggerimento degli oneri burocratici e amministrativi.
Quali vantaggi deriverebbero allora al sistema economico se i programmi di semplificazione trovassero una più concreta attuazione? Le simulazioni condotte con il modello econometrico del CER forniscono importanti indicazioni al riguardo, mostrando quali canali di trasmissione le misure di riforma dovrebbero proporsi di attivare. Le quantificazioni offerte nel Rapporto mostrano come, nell’arco di soli quattro anni dall’attuazione del processo di semplificazione amministrativa, sarebbe possibile conseguire un aumento del rapporto fra investimenti e Pil pari a 0,4 punti percentuali, a cui si assocerebbe un calo di mezzo punto del tasso di disoccupazione. In termini di crescita economica, nel periodo si registrerebbe un incremento aggiuntivo di Pil pari a un intero punto percentuale. Tali effetti sono, per circa la metà, di natura permanente, traducendosi in uno strutturale innalzamento della produttività di sistema dell’economia italiana.
Ecco il testio integrale del rapporto.
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