Nell’era della trasformazione digitale, la supply chain è pervasa da una crescente mole di dati di varia natura, provenienti dai sistemi transazionali e dai social media. Le possibilità di estrarre informazioni che attraversano i processi logistici rappresenta una delle principali sfide per migliorare la “custumer experience", ridurre i rischi, ottimizzare l’utilizzo delle risorse e aumentare la reattività della supply chain. Questi temi sono stati al centro de convegno “Big data e digital suupply chain: a che punto siamo?" tenutosi di recente alla Liuc Business School di Castellanza (Varese). “Il Convegno tratta un tema molto attuale e che vede una sezione accademica ancora da sviluppare: abbiamo fatto fatica a trovare dei ‘data scientist'. Segno che le università devono spingere verso questo fronte che rappresenta indubbiamente il futuro", ha detto Stefano Bianconi, general manager di Columbus Logistics, co-organizzatore dell’evento.
Big data, tema cruciale anche per i 3PL
“Il tema dei big data per un operatore logistico è fondamentale – gli ha fatto eco Fabrizio Dallari, docente della LIUC Business School - Il progresso passa necessariamente per l’innovazione: c’è stata un’evidente trasformazione tra sincronia del flusso delle merci e informazioni che non sono più solamente ordini pieni di rifornimenti. Le informazioni in circolo sono diventate la risorsa più preziosa del momento".
L’intelligenza artificiale sta cambiando la società
A parlare di “machine Learning" è stato Luca Gambardella dell’Istituto di Intelligenza Artificiale IDSIA di Lugano. “Il compito che ci siamo prefissati è quello di riuscire a creare macchine in grado di interagire con i big data e di reagire di conseguenza – ha esordito Gambardella - Certo, non mi azzardo a definirla ancora scienza, ma siamo proiettati verso questa realtà. L’uomo deve essere messo al centro del progetto, sempre in grado di prendere decisioni e anche di bloccare eventuali macchine e riconoscerne l’errore. Oggi siamo in una fase storica in cui l’intelligenza artificiale sta veramente cambiando la società, ma sta cambiando soprattutto il business. È tempo di prendere un po' di coraggio di disegnare progetti seri in questo ambito, perché le metodologie ci sono: basta trovare il team giusto e gli investimenti necessari".
La parola agli operatori
Dopo una tavola rotonda moderata da Andrea Provini (presidente Aused, Associazione tra Utenti di Sistemi e Tecnologie dell' Informazione) - con la presenza di rappresentanti di aziende che offrono soluzioni a supporto della digitalizzazione come Carla Masperi (Sap Italia), Carlo Moretti (Microsoft Italia), Claudio Broggio (SAS-Institute) e Filippo De Vita (Vodafone Italia) - sono arrivate le esperienze dirette degli operatori che hanno illustrato il loro caso aziendale.
Ma la logistica non è una scatola chiusa
Ad aprire le danze Tareq Rajjal, general manager di Amazon.“Quando si parla di un sito logistico solitamente si parla di una “scatola chiusa" e l’idea è quella di una continua movimentazione di pallet, muletti e così via. Questo è vero, ma come viene gestito il tutto? – si è chiesto Rajjal - Quando si parla di centinaia di migliaia di pezzi al giorno di cui si deve gestire la logistica, non si può andare avanti senza un utilizzo della tecnologia, senza i data. Non si può sopravvivere. In Amazon la logistica del magazzino viene gestita a 360 gradi: vengono analizzati tutti gli aspetti, dallo stoccaggio al trasporto a casa. Inoltre la previsione è fondamentale per il benessere degli affari; il corretto posizionamento delle merci all’interno del magazzino è indispensabile".
La gestione dei big data richiede specialisti
Marta Fuentes, market development director BXB Digital, ha le idee chiare. “BXB ha la finalità di creare di creare soluzioni per la digitalizzazione della supply chain a livello mondiale. Abbinando la tecnologia ai nostri archivi fisici, saremo in grado di innovare la linea produttiva dei nostri clienti. Il potenziale che abbiamo è veramente grande: pensiamo al numero di dati che abbiamo riguardo alla consegna merci - spiega Fuentes - Stiamo parlando di milioni di dati. Questo vuol dire che abbiamo quotidianamente a che fare con i big data. Per noi il significato di big data è chiaro, ma c’è bisogno di specialisti. Tutta questa informazione aiuterà noi e i nostri clienti a migliorare la logistica e ci sarà una maggior trasparenza perché saremo in grado di condividere tutto. Pensiamo a quanti elementi vengono persi lungo la supply chain, poiché non rientrano dentro a paramenti di qualità richiesti: risolvere le problematiche a monte potrebbe generare un notevole risparmio. Possiamo identificare così ogni possibile problema poiché l’interconnessione genera un dialogo molto costruttivo con il cliente".
Integrazione con le macchine cercasi
Giorgio Selvatici, manager logistica e distribuzione di Bticino, ha seguito la linea dei precedenti relatori. “Prevedere il mercato della vendita dei prodotti, unito a un ottimo rapporto con il cliente è una delle missioni che ci siamo prefissati- ha esordito Selvatici - La pianificazione è l’ambito principe dove troviamo una grandissima mole di dati e quello che ci mancava era la possibilità di raccogliere questi dati e sintetizzarli in modo flessibile per renderli fruibili a tutti i livelli. Il prossimo passo è cercare di capire come le macchine si possano integrare per avere poi in tempo reale tutti i valori di lettura: tutto questo oggi è stato evidenziato. Un altro ambito, forse insolito per i big data, è l’approvvigionamento degli acquisti: poter tracciare un prodotto è di vitale importanza".
Cruciale è la tracciabilità dei dati
All’interno del DNA di Xerox un ruolo fondamentale è svolto dalla racciabilità, come racconta Gianmaria Riccardi, suo general manager. “Quello che abbiamo osservato è che il cliente chiede efficacia e customizzazione. Affidarsi ai data, all’innovazione e alla tecnologia aumenta la produttività - spiega Riccardi - Pensiamo anche al tema della contraffazione, che si applica molto bene al mondo dei profumi o a quello dei farmaci. Come si fa ad essere sicuro che quello che arriva sul banco sia stato realmente prodotto da quella specifica casa farmaceutica? In Xerox abbiamo creato piccole etichette con memorie a 24 o 32 bit, che possono essere lette e scritte durante lo spostamento del prodotto all’interno della catena: attraverso degli algoritmi si possono scrivere all’interno dell’etichetta tutti i dati che permettono di risalire a qualsiasi punto della filiera".
In chiusura, Karl Haberkom, manager director di UPS, ha effettuato una veloce panoramica su quanto i benefici dei big data e del machine learning possano essere evidenti già dopo pochi giorni, su aziende di scala così vasta.
Una provocazione
L'opinionista Francesco Mari ha chiuso i lavori con una provocazione. “Il mondo del business degli ultimi vent’anni ha fatto di tutto per togliere incertezza dalle proprie strutture – ha detto Mari - ma siamo sicuri che questa sia la strada giusta? Le macchine sbagliano in modo sistematico. E allora qual è il costo di questo errore?".
di DAVIDE ORNATI